Domenica 31 gennaio, commento di don Renato De Zan
Gesù, entrato di sabato nella sinagoga a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità,
Mc 1,21-28
In quel tempo, 21 Gesù, entrato di sabato nella sinagoga a Cafàrnao, insegnava. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23 Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24 dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25 E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26 E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Tematica liturgica
All’inizio del suo vangelo, Marco presenta Gesù come colui che parla con autorità attraverso parole e fatti (vangelo: Mc 1,21-28). Il Maestro adempie l’antica profezia di Mosé (1° lettura: Dt 18,15-20): egli è il profeta al quale dare ascolto. Gesù, dice Marco, insegnava “come uno che ha autorità”. L’espressione evangelica (“insegnava loro come uno che ha autorità” / “un insegnamento nuovo, dato con autorità”) intende dire che Gesù “era autorità”. Il paragone con gli scribi ne è la prova. Costoro derivavano la loro autorità dalla citazione di altri e facevano così per avvalorare il proprio pensiero. Alcuni scribi erano anche rabbini i quali possedevano il “reshut”, il potere di imporre una decisione interpretativa della legge. Anche Gesù è un rabbino, ma non si parla dell’autorità del “reshut”, bensì dell’autorità legata alla sua persona, alla sua conoscenza, al suo carisma. Se riflettiamo su At 10,38 (“Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui”), possiamo comprendere come la sua autorità sia legata alla inabitazione dello Spirito Santo in Lui. La Liturgia riconosce in Gesù non solo il liberatore dalle potenze del Male, ma soprattutto “l’unico maestro di sapienza” che Dio ci abbia dato. Gesù manifesta la sua autorità legando strettamente le sue parole alle sue azioni. Per questo motivo la reazione dei presenti al miracolo sull’indemoniato è chiarissima: Gesù è un’autorità perché insegna con autorità e comanda agli spiriti immondi che gli obbediscono. Se, dunque, è fuori discussione l’autorità di Gesù, c’è un secondo elemento di riflessione. Ciò che noi chiamiamo miracolo, i presenti lo chiamano “didaché kainé”, un insegnamento nuovo. Per i presenti il miracolo è un fatto locutorio, un insegnamento. Questo modo di leggere la realtà dipende dal linguaggio. In ebraico “parola, cosa e avvenimento” si diceva con un solo vocabolo: dabàr. Per l’orientale, dunque, era facile leggere l’avvenimento come un discorso di sapienza, un insegnamento.
Dimensione letteraria
Il testo evangelico originale inizia così: “Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava”. La formula evangelica del Lezionario, invece, inizia in quest’altro modo: “In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga a Cafarnao, insegnava”. Il testo originale dice che Gesù era insieme ai suoi quattro primi discepoli che diventano uditori del suo insegnamento e testimoni dell’esorcismo che sta per fare. La Liturgia oscura i discepoli e concentra tutta l’attenzione del lettore-ascoltatore sulla figura di Gesù. Il brano di Mc 1,21-28 è l’inizio di un ciclo (Mc 1,21-45) che i biblisti chiamano “ministero della giornata di Cafarnao”: si tratta di una pericope costituita dal racconto di tre miracoli (l’indemoniato guarito, la guarigione della suocera di Pietro e la guarigione di un lebbroso).
La nostra pericope, Mc 1,21-28, evidenzia l’insegnamento di Gesù (Mc 1, 21.22.27) e la sua autorevolezza, (Mc 1, 22.27). Si tratta di un insegnamento in parole (Mc 1, 21-22) e azioni (Mc 1,23-28). Il brano è scandito da una introduzione (vv. 21-22), dal miracolo-insegnamento dell’esorcismo (vv. 23-27) e dal sommario finale (v.28).
Riflessione biblico-liturgica
a. Gesù insegna nella sinagoga. Sarà una costante dell’apostolato di Gesù (cf Mc 1,21; 4,1; 6,2.6; 11,17; 12,35; 14,49). Nel luogo sacro, dopo il tempio, Gesù insegna il “regno di Dio” (fino a Mc 8). Dopo Mc 8 l’insegnamento di Gesù si concentrerà solo sul mistero della sua passione-resurrezione (Mc 8,31-9,31), il matrimonio indissolubile (Mc 10,1-12), la sua figliolanza davidica (Mc 12,35), la via di Dio (Mc 12,14), la circospezione nei confronti degli scribi e dei farisei (Mc 12,38).
b. Il primo miracolo, raccontato da Marco, avviene in giorno di sabato. Ci sono altre guarigioni che Gesù opererà di sabato (cf Mc 3,1-6). Questo modo di agire attirerà sul Maestro l’odio dei farisei e degli erodiani (Mc 3,6: “E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire”). Gesù spiegherà in Mc 34,4 questo suo modo di agire con una domanda: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”
c. Il legame indissolubile tra parola e avvenimento nell’esorcismo operato da Gesù, richiama l’opera creativa di Dio che viene descritta in Gen 1,1-2,4a. Dio dice e la realtà detta da Dio viene all’esistenza. Parola e azione sono intimamente legate. Con Gesù, dunque, inizia una nuova creazione dove il male viene cacciato definitivamente.
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