Commento al Vangelo
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Domenica 29 marzo, commento di don Renato De Zan

Lazzaro rivive. Ma anche a figlia di Giairo, il figlio della vedova di Nain.... sono tutti esempi “illustrativi”. La risurrezione di Gesù sarà poi l'esempio “dimostrativo”.

Parole chiave: Vangelo (131), Domenica (46), Quaresima (19), Renato De Zan (11), Lazzaro (4)
Domenica 29 marzo, commento di don Renato De Zan

Gv 11,1-45 (forma riassuntiva)

Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta, era malato. Gesù disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea! Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Quando arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta gli andò incontro e disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà. Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». Dette queste parole se ne andò a chiamare Maria, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella si alzò e andò da lui. Appena lo vide, si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora quando la vide piangere, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: “Dove l’avete posto?”. Gli dissero: Signore, viene a vedere”. Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta: «Signore, manda già cattivo odore». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra e gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 

Sì, Signore, io credo: dopo la morte vivrò

 

Tematica liturgica

La Quaresima è cadenzata in sei domeniche: due domeniche cristologiche (tentazioni, trasfigurazione), tre domeniche teologiche (la samaritana, il cieco nato, la rivivificazione di Lazzaro) e una domenica di Passione. Siamo giunti alla quinta tappa: la rivivificazione di Lazzaro (Gv 11,1-45). I Samaritani avevano detto: “Noi crediamo…..che questi è il salvatore del mondo”(Gv 4,42). Il cieco guarito aveva confessato: “Io credo, Signore” (Gv 9,38). Maria, sorella di Lazzaro e amica di Gesù, nel vangelo odierno dice: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (Gv 11,27). Anche i presenti al miracolo credono in Gesù (Gv 11,45). L’atto di fede espresso in questi testi è l’atto di fede del catecumeno che in epoca patristica si preparava al battesimo, ma è anche l’atto di fede del battezzato. Il contenuto di questo atto di fede è suggerito da Gesù stesso nel vangelo odierno: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?” (Gv 11,25-26). La fede in Gesù, accolta, vissuta ed espressa nel battesimo, dice che il battezzato non sarà preda della morte. Anche se umanamente il cristiano fa l’esperienza della morte, sa che non rimarrà prigioniero della morte, ma vivrà per sempre. San Paolo lo dice esplicitamente: “Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6,5). Ma c’è di più. Il battesimo ha reso il cristiano una cosa sola con Cristo e cristo è già risorto. Per questo l’Apostolo, rivolgendosi ai Colossesi scrive: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo…. la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria” (Col 3,1-4). Il battezzato, dunque, è già risorto, ma attende di essere manifestato con Cristo. Lo spirito Santo, poi, è colui che attuerà tale manifestazione del cristiano risorto: “E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, - scrive l’Apostolo - abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11, parte finale della seconda lettura Rm 8,8-11). La risurrezione, dunque, è il fine ultimo della nostra esistenza. La rivivificazione della figlia di Giairo, quella del figlio della vedova di Nain e quella di Lazzaro sono solo esempi “illustrativi”. La risurrezione di Gesù è l'esempio “dimostrativo”.

 

Dimensione letteraria

La rivivificazione di Lazzaro è narrata in Gv 11,1-44. La Liturgia, oltre a inserire l’incipit (testo originale: “Un certo Lazzaro di Betània…”; testo liturgico: “In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània…”), allunga il brano di un versetto per evidenziare il tema della fede in Gesù (v. 45: “Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui”). Questa aggiunta sottolinea la confessione di fede di Marta: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”.

 

Riflessione biblico liturgica

a. La prima lettura (Ez 37,12-14), con la visione delle ossa aride rivivificate, annuncia la risurrezione del popolo, cioè il suo ritorno da Babilonia a Gerusalemme. Ma, tipologicamente, annuncia anche la vittoria sulla morte. La seconda lettura (Rm 8,8-11) sottolinea come il cristiano che si impegna a vivere una vita di fede è sorretto dallo Spirito, l’artefice della vita, anche di quella dopo la morte.

b. Gesù si commosse profondamente di fronte alla tomba di Lazzaro. Il verbo greco “embrimaomai”, indica un “vivere interiormente o esteriormente una disapprovazione per quello che si vede”. Gesù è vicino a chi soffre per la perdita di una persona cara, ma disapprova il pianto senza speranza.

Domenica 29 marzo, commento di don Renato De Zan
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