Commento al Vangelo
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Domenica 23 giugno, Crpus Domini, commento di don Renato De Zan

Il vangelo di questa domenica narra il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e manifesta la "donatività" divina nei confronti dell’uomo

Parole chiave: Corpus Domini (4), Diocesi (193), Vangelo (131)
Domenica 23 giugno, Crpus Domini, commento di don Renato De Zan

Lc 9,11b-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovar cibo: qui siamo in una zona deserta". Gesù disse loro: "Voi stessi date loro da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: "Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa". Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Tematica liturgica
A chiusura dell’anno della fede (30 Giugno 1968), San Paolo VI parafrasò sostanzialmente il credo di Nicea. Sull’Eucaristia, fece tre dichiarazioni. La prima affermava la "presenza vera, reale e sostanziale" del Signore nel pane e nel vino convertiti nel Corpo e Sangue di Cristo. La seconda proseguiva dicendo: "Pertanto Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione". Per inciso, va ricordato che il magistero non accetta altre parole per indicare il mistero eucaristico se non il termine transustanziazione (non sono termini adeguati, dunque, transignificazione, transfinalizzazione, ecc.). Infine, il santo papa affermava: "L’unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso nel Cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal Sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il Sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell’Ostia santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è reso presente dinanzi a noi".
La Liturgia sceglie strade diverse dalla teologia dogmatica per avvicinarsi all’Eucaristia, definita dall’eucologia "sommo bene di tutta la Chiesa" (Colletta propria dell’anno C). La prima strada è la tipologia: il testo di Gen 14,18-20 illustra la benedizione di Melchisedek su Abramo e l’offerta di pane e vino. In questa offerta il Padri della Chiesa hanno visto anticipata l’offerta eucaristica di Gesù. La seconda strada è l’ermeneutica: il brano di 1Cor 11,23-26 (il testo redazionale eucaristico più antico Nuovo Testamento) riporta le parole della consacrazione che evidenziano l’Eucaristia come offerta sacrificale ("corpo, che è per voi" // "alleanza nel mio sangue") e anamnesi di Gesù ("fate questo in memoria di me"). Infine, la strada del simbolo è offerta dal testo di Lc 9,11b-17: narra il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e manifesta la "donatività" divina nei confronti dell’uomo. Gesù dona il cibo della vita terrena, servendosi della generosità dell’uomo, come donerà attraverso il suo corpo e il suo sangue la vita eterna con la promessa della risurrezione dai morti (cfr (Gv 6,54: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno").

Dimensione letteraria
Il testo biblico originale inizia dicendo: "Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio…". La Liturgia semplifica così: "In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio…". La Liturgia ha voluto sopprimere il tema della sequela per evidenziare una dinamica precisa. Prima c’è la predicazione della Parola. Da questa predicazione scaturisce il desiderio dell’incontro personale con Cristo. Il testo lucano della moltiplicazione dei pani si lega al testo dell’episodio di Emmaus (in tutti e due i casi siamo al tramonto: "Il giorno cominciava a declinare" / "Si fa sera e il giorno è ormai al tramonto"). C’è anche da dire che i gesti di Gesù durante il miracolo sono gli stessi gesti di Gesù all’ultima cena ("Prese i cinque pani … recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli" / "Preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro.."). Il miracolo di Gesù, dunque, non è solo sfamare gli uomini, ma va compreso alla luce degli episodi dell’ultima cena e di Emmaus.

Riflessione biblico-liturgica
a. Cinque pani e due pesci: è tutto ciò che i discepoli hanno per cinquemila uomini, ma lo offrono al Maestro. La loro generosità minuscola in mano a Dio diventa miracolo, come ogni generosità minuscola nostra.
b. L’Eucaristia è celebrazione di Colui che è stato dono totale agli uomini. Possono i partecipanti all’Eucaristia essere alieni dalla capacità di donare? Non c’è Eucaristia vera se l’assemblea non vive il segno della generosità. Già S. Paolo rimproverava i cristiani di Corinto per l’egoismo che non si conciliava (e non si concilia) con l’Eucaristia.

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