Commento al Vangelo
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Domenica 22 dicembre, comemnto di don Renato De Zan

Maria avrà un bambino. Giuseppe pensa in cuor suo che fare: forse ripudiarla. Ma un angelo gli appare in sogno e gli indica la via. Così la storia della salvezza può compiersi

Parole chiave: Giuseppe (9), Angelo (7), Vangelo (131), Diocesi (193), Avvento (4)
Domenica 22 dicembre, comemnto di don Renato De Zan

Mt 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele", che significa "Dio con noi". Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Tematica liturgica
La comunità cristiana ha iniziato il cammino dell’Avvento accompagnata dalla figura del profeta Isaia. Successivamente, nella seconda domenica, la comunità ha trovato eccezionalmente (= concomitanza della seconda domenica di Avvento con la solennità dell’Immacolata) come compagna di viaggio la figura di Maria vergine. Nella terza domenica di Avvento, si è associata la figura di Giovanni Battista. Alla fine del cammino di Avvento, diventa nuovamente accompagnatrice della comunità la figura di Maria madre. Il formulario delle letture e l’eucologia dicono all’assemblea celebrante che il Natale è alle porte e il tempo dell’attesa (Avvento) si trasformerà nel tempo della contemplazione del Bambino, di Dio che si fa uomo. Il mistero del concepimento verginale di Maria non è, ovviamente, spiegabile "razionalmente". Nel testo evangelico, infatti, si narra come Giuseppe, da una lettura "umana" e "razionale" venga guidato a una lettura profetica dell’avvenimento. Tale, infatti, è l’intenzione del racconto. Giuseppe viene dichiarato "giusto" probabilmente perché, seguendo la legge, è disposto a lasciare Maria in braccio al (presunto) uomo che l’ha messa incinta. Giuseppe sarebbe, perciò, giusto sia umanamente (non vuole un affetto che non gli appartiene) sia religiosamente (il suo comportamento è ispirato, secondo la legge, al massimo rispetto della volontà di Dio e di Maria). Questo è il fondamento (la "giustizia") su cui si articola la narrazione. Proprio perché Giuseppe è "giusto" (obbediente a Dio) l’angelo gli può proporre una volontà divina che va oltre le umane capacità d’intuizione. Già sette secoli prima, il profeta Isaia aveva annunciato la straordinarietà della nascita dell’Emmanuele da una vergine e il Vangelo ne presenta l’adempimento (Mt 1,18-24). Il mistero che Maria vive nella propria carne, accogliendo il Verbo di Dio per donargli un corpo, e il mistero vissuto da Giuseppe che accoglie come sposa la Vergine Madre e accoglie Gesù come suo figlio, perché sia giuridicamente della stirpe di Davide, è lo stesso mistero vissuto dalla comunità. Questa a imitazione di Maria e di Giuseppe chiede alla comunità celebrante - nella Colletta propria - di "accoglierlo e generarlo nello spirito con l’ascolto della tua parola, nell’obbedienza della fede".

Dimensione letteraria
Lo schema adoperato da Matteo nel racconto del vangelo dell’infanzia vede come protagonista S. Giuseppe. Ciò ha fatto pensare ad alcuni studiosi che la fonte propria di cui Matteo si è avvalso, fosse legata alle tradizioni familiari di Giuseppe. Per tre volte Matteo adopera lo stesso schema narrativo: prima viene presentata una situazione difficile (Maria già incinta; Erode vuol uccidere il Bambino, ecc.), appare poi l’angelo rivelatore-suggeritore che ordina a Giuseppe come comportarsi, c’è la citazione veterotestamentaria come testo profetico che si adempie nella circostanza descritta dall’evangelista e, infine, c’è l’esecuzione da parte di Giuseppe di quanto aveva suggerito l’angelo. Gli elementi non sempre hanno la sequenza fissa. Nel secondo medaglione venne inserito del materiale letterario con Erode come protagonista (Mt 2,1b-13a.16-18). L’evangelista intende rispondere a tre interrogativi: come nacque Gesù (Mt 1,18-25)? Perché è sceso in Egitto (Mt 2,1a.13b-15)? Perché venne chiamato "nazareno" (Mt 2,19b-23)?
Il testo evangelico originale comprende Mt  1,18-25. Il testo biblico-liturgico si ferma a Mt 1,18-24. Il versetto soppresso dalla Liturgia (v. 25: "la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù") avrebbe alterato la tematica della domenica perché avrebbe anticipato il mistero del Natale.

Riflessione biblico-liturgica
L’evangelista dice che nella maternità verginale si è adempiuta la profezia di Isaia. Il testo profetico ebraico del secolo VIII a.C. dice esattamente: "La ragazza concepirà…..". Il testo ebraico di Isaia venne tradotto in greco da rabbini ebrei in Egitto, verso la fine del sec. II a.C. Non tradussero: "La ’neànis’ (ragazza) concepirà…", ma: "La ’parthènos’ (vergine) concepirà…". Essi così portarono a maturazione una fede biblica, che la comunità cristiana ha visto realizzata nella divina avventura di Maria e di suo figlio Gesù.

Domenica 22 dicembre, comemnto di don Renato De Zan
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