Commento al Vangelo
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Domenica 14 novembre, commento di don Renato De Zan

Radunerà i suoi eletti dai quattro venti

Domenica 14 novembre, commento di don Renato De Zan

14.11.2021 - 33a del TO-B

 

Mc 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 24 “In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25 le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27 Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29 Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 30 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32 Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre”. 

 

 

Tematica liturgico-biblica

 

1. L’anno liturgico sta per finire. Questa è la penultima domenica. Il Lezionario presenta la tematica classica, ormai cara alla tradizione cristiana: la Parusia (= ritorno finale) del Figlio dell’uomo e la fine del mondo. Il titolo cristologico “Figlio dell’uomo” è legato alla funzione di giudice dell’umanità. Gesù, dunque, ritorna per giudicare gli uomini.

 

2. La prima lettura (Dn 12,1-3) dice che alla fine del mondo i buoni risorgeranno per “la vita eterna” e gli altri per “vergogna e per l’infamia eterna”. I cristiani, dice Gesù, saranno riuniti “dai quattro venti”. Il verbo adoperato da Gesù è usato nella letteratura profetica per indicare il ritorno degli Ebrei dall’esilio. Si tratta di un verbo “salvifico”. Gesù, dunque, sta dicendo che il suo ultimo ritorno sarà salvezza per i suoi discepoli.

 

3. I discepoli devono solo essere pronti, senza calcoli riguardanti il momento in cui la Parusia avverrà. La dicitura di Gesù è chiarissima e non ci sono eccezioni di nessun tipo: “Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre”. Nessuno significa nessuno: né Gesù come uomo, né gli angeli, né Maria Vergine, né qualche santo. Il cristiano - di fronte a queste parole di Gesù - non si lascia ingannare da questo o quel messaggio, più o meno oscuro, fatto trapelare da qualche pseudo apparizione. Gesù aveva avvertito i suoi discepoli che ci sarebbe stata l’insipienza di voler a tutti i costi stabilire il tempo della fine: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: ‘Sono io’ e: ‘Il tempo è prossimo’; non seguiteli” (Lc 21,7-8).

 

4. Circa la fine del mondo, Gesù è allusivo: “Non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga”. Gesù intendeva dire - avvalendosi del linguaggio apocalittico - che la sua morte e resurrezione, prima, e la distruzione di Gerusalemme, poi, avrebbero segnato l’inizio della fine. La sua morte-resurrezione e la distruzione di Gerusalemme contengono già gli elementi che varranno per tutti gli uomini e per il cosmo. Con la morte-resurrezione del Maestro, la fede cristiana dice che l’umanità sta vivendo l’ultimo eone perché con la morte-resurrezione è entrato l’eterno della storia. La fine del mondo, dunque, è già iniziata. La Parusia sarà il compimento.

 

Dimensione letteraria

 

1. Il discorso escatologico in Marco è parecchio lungo: Mc 13,5-37. La Liturgia ha scelto come testo evangelico per la celebrazione, alcuni versetti della parte finale, Mc 13,24-32. All’inizio del testo evangelico-liturgico c’è l’incipit liturgico che chiarisce chi sia il mittente e chi siano i destinatari. (“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli”).

 

2. Il testo biblico-liturgico (Mc 13,24-32) è composto da due pericopi: la venuta del Figlio dell’uomo (Mc 13,24-27) e la certezza che l’evento è imminente (Mc 13,28-32). I biblisti sono incerti sul ruolo di Mc 13,32. Alcuni pensano che sia il versetto conclusivo della pericope di Mc 13,28-32. Altri, invece, ritengono che il versetto sia l’inizio di Mc 13,32-37, la pericope che ha come tema l’incertezza del momento in cui accadrà la Parusia.

 

3. La Liturgia, preferendo la prima ipotesi, vede in Mc 13,32 come parte integrante del “mashal” del fico e come risposta alla domanda inziale fatta dai discepoli in Mc 13,4a: “Di' a noi: quando accadranno queste cose?”

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. I fenomeni cosmici pongono fine agli elementi che danno luce all’universo (sole, luna, astri). Il processo della fine del mondo è inverso a quello della creazione in cui il primo elemento creato fu la luce (Gen 1,3-5) La descrizione che ne fa l’evangelista richiama citazioni e allusioni bibliche veterotestamentarie (cf Is 13,10; 34,4 ; Gl 2,10-11; ecc.). Sta per scomparire il vecchio mondo e sta per arrivare un mondo nuovo, la nuova creazione.

 

2. Il fatto che la fine del mondo sia temporalmente non definita, non significa che vada sottovalutata. Le parole di Gesù sono realtà tremendamente serie: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Sono parole che Matteo esprime in modo più esplicito: “Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (Mt 24,44).

 

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