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Settimana sociale dei cattolici in Italia: la nostra diocesi c'era

I cattolici italiani, consapevoli della ricchezza della propria Storia e dei valori della dottrina sociale della Chiesa, si propongono al Paese come un soggetto indispensabile che vuole portare un contributo al superamento di questa crisi, alla disaffezione, alla crescente distanza tra popolo e potere politico. Essere capaci di parlare al cuore delle persone e concorrere alla formazione e costruzione di una classe dirigente 

Settimana sociale dei cattolici in Italia: la nostra diocesi c'era

a città di Trieste, con grande calore e generosità ha accolto la cinquantesima Settimana Sociale nazionale dei Cattolici in Italia. Sono stati giorni intensi, ricchi di contenuti e forti motivazioni personali. Un’occasione di discussione nelle piazze e al centro congressi Generali Convention Center. Un confronto stimolante, come da tempo non accadeva, ricco di argomenti e motivazioni, discussione, confronto e ascolto.
Gli oltre mille delegati intervenuti sono la dimostrazione che c’è un corpo vivo e vitale che non si rassegna e vuole riaffermare la propria centralità nella vita civile e democratica del nostro Paese.
Dopo l’introduzione ai lavori del Cardinal Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e la lezione magistrale di altissimo profilo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nei giorni a seguire si sono alternati importanti relatori. Esperti, docenti del mondo accademico laico e religioso, uomini di impresa e delle associazioni che hanno portando un contributo di idee, analisi e proposte su come far rifiorire la partecipazione dei cittadini alla costruzione della vita democratica.
La democrazia in Italia, come in altri paesi occidentali, vive una stagione di crisi. Per non declinare sempre più nel disinteresse dei cittadini, delegando alle maggioranze di turno il governo della comunità, è necessario riscoprire il valore della partecipazione. Tutti possono portare il proprio contributo, indistintamente dalla propria condizione sociale ed economica.
Le recenti elezioni europee hanno mostrato quello che negli ultimi anni è una tendenza comune: meno del 50% degli aventi diritto, ha partecipato al voto. Ciò rappresenta uno dei sintomi da superare. Non è colpa dei cittadini se ciò avviene, perciò è fondamentale che partiti e corpi intermedi, corpo vivo del Paese, si interroghino e soprattutto diano risposte alla disaffezione ai processi democratici. È necessario che la politica recuperi una capacità di ascolto del disagio vissuto dai cittadini e delle difficoltà economiche e sociali sempre più evidenti, che se non risolte, aumenteranno la distanza fra popolo e potere.
Le opinioni di tutti rappresentano un valore da cui non si può prescindere. Ascoltare e fare sintesi, guardando al bene comune. Ciò che conta non è l’interesse del singolo, bensì quello dell’intera comunità, sia in un piccolo comune che in una grande città, come nel resto del paese. Questo è vero in politica, ma anche nel sociale, nel mondo delle imprese e nella vita di tutti i giorni recuperando la nostra umanità che nessuna innovazione tecnologica o digitale potrà mai replicare.
Il mondo cattolico sente il bisogno di avere sempre di più cittadini consapevoli della necessità di verificare compiutamente tutto ciò che viene proposto come vero ed autentico dai moderni mezzi di comunicazione. Persone consapevoli di partecipare alla vita civile e sociale del nostro Paese. In sintesi: cittadini e non sudditi poiché non possiamo limitarci a sottoscrivere deleghe in bianco nei confronti di nessuno.
I cattolici italiani, consapevoli della ricchezza della propria Storia e dei valori della dottrina sociale della Chiesa, si propongono al Paese come un soggetto indispensabile che vuole portare un contributo al superamento di questa crisi, alla disaffezione, alla crescente distanza tra popolo e potere politico. Essere capaci di parlare al cuore delle persone e concorrere alla formazione e costruzione di una classe dirigente che guardi la vita con gli occhi degli ultimi e dei più poveri, in aumento anche nei nostri Comuni, sono le condizioni per far rifiorire la democrazia partendo dall’interesse di tutti e non di pochi privilegiati.
Dottrina sociale della Chiesa e Costituzione Repubblicana sono la cartina tornasole a cui guardare. In esse si trovano le soluzioni a cui è necessario ispirarsi sia per garantire la governabilità del Paese che per garantire il diritto di rappresentanza alle minoranze.
La presenza di Papa Francesco, a conclusione della Settimana Sociale e l’enciclica Fratelli Tutti, sono un dono che ci è stato affidato con l’impegno di farcene portatori nel nostro fare quotidiano. Nell’intervento di saluto ai delegati, il Papa, ha ricordato il Beato Giuseppe Toniolo che nel 1907 ha dato avvio alle settimane sociali dei cattolici, quando affermava che la democrazia si può definire "quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori".
Alla luce di questa definizione, è evidente che la democrazia attuale non gode di buona salute, e questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo.
Papa Francesco, ci ha incoraggiati a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. Coinvolgere nella speranza, amministrando il presente e costruendo il futuro.
Daniele, Luciana e Manuel
I delegati della diocesi
alla 50^ Settimana Sociale Nazionale

Settimana sociale dei cattolici in Italia: la nostra diocesi c'era
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