Truffa del catalogo: attenzione a non firmare
L’avviso dell’associazione a tutela dei consumatori ADOC “basta una firma e ci si impegna a fare acquisti di mobili per migliaia di euro”
“Signora mi metta una firma su questa ricevuta, per dimostrare al mio datore di lavoro che sono venuto a proporle l’acquisto di mobili e che le ho lasciato il catalogo con gli sconti”. Così, quel ragazzo gentile, ti strappa la firma e dopo giorni, quasi mai prima di un mese, scopri che quella sottoscrizione ti ha impegnata a fare un acquisto di mobili, divani o elettrodomestici per 3mila 490 euro più Iva e che, addirittura, sarai costretta a sborsare l’identica cifra per altri due anni. Per un totale di 10.470 euro. Più Iva.
A segnalare all’Adoc di Pordenone “la truffa del catalogo è stata una sessantenne di Sacile, che il 16 gennaio ha firmato senza dargli troppo peso quella “ricevuta” a un giovane venditore di una ditta di Bovolenta, in Provincia di Padova. E poiché si presume che anche altre persone nello stesso giorno abbiano ricevuto la sua visita, si avvertono tutti coloro ai quali a Sacile e dintorni è stata estorta una firma con l’inganno che hanno tempo sino al 16 febbraio per esercitare il diritto di recesso (in questo caso si può far valere in 30 giorni), inviando una raccomandata con ricevuta di ritorno o una pec alla ditta padovana, al fine di liberarsi di un contratto capestro.
La cosa singolare di questa truffa “porta a porta” è che sfrutta l’assoluta buona fede di chi accoglie il venditore, che risulta affabile e induce volentieri a fare quattro chiacchiere. Perché se si guarda con un po’ di attenzione quel foglio di carta spacciato per una ricevuta, che spesso viene subito messo in un angolo se non gettato nel cestino dei rifiuti, si capisce chiaramente che si tratta di un contratto: riporta il codice cliente, indica gli sconti del 30 e del 50% effettuati, la cifra da pagare di 3.490 euro + Iva il primo anno e l’impegno per i prossimi due. Sul retro, inoltre, tra le clausole, si legge che il cliente “per uscire dal circuito degli acquisti anticipatamente deve avere obbligatoriamente fatto la prima spesa da 3.940 euro più Iva, con l’agente di zona, alla consegna del codice sconto”. L’unica cosa che manca nel contratto ingannevole è la descrizione della merce acquistata.
La signora sacilese ha saputo della non specificata merce in arrivo soltanto due giorni fa, quando ha ricevuto la chiamata telefonica di un operatore della ditta padovana, “Non aspetto alcuna merce – ha subito risposto – vi state sbagliando. Non ho ardinato alcunchè. Figuriamoci se non mi ricordo di aver comperato mobili per 3.490 euro”. Poi ha capito di essere caduta nel tranello della “truffa del catalogo”, soltanto per aver messo una firma in buona fede. Ed è pure stata rimproverata dall’operatore che le ha detto: “ma signora, prima di firmare qualcosa si deve leggere cosa c’ è scritto”. Sicché la signora si è rivolta all’Adoc, ha scritto la raccomandata ed è pure andata dai carabinieri di Sacile a fare denuncia. Spesso, però, va detto, gli operatori minacciano i malcapitati di avviare una causa legale, qualora non vogliano onorare il contratto e in molti, presi dal panico, chinano il capo, vergognandosi di denunciare l’accaduto. “Ho appena saputo da una mia conoscente – ha detto la sacilese – che è successo anche lei e che la prima tranche di acquisti l’ha dovuta fare. Per r fortuna suo figlio aveva bisogno di padelle e altri arredi”.
Anche sulla merce in arrivo c’è poi da ridire: leggendo le recensioni (tutte negative) della ditta padovana, si denunciano non solo gli inganni, ma anche l’arrivo a chi non è riuscito a liberarsi dalla trappola, di prodotti di bassa qualità, scadenti, che si rompono nel giro di 3 mesi. E poi nessuno te li viene a cambiare.
Per chi avesse bisogno di aiuto, gli sportelli dellAdoc aps Pordenone sono aperti nei pomeriggi lunedì e giovedì e il giovedì mattina, in piazza Duca d’Aosa 8. Tel 0434 541541
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