Giovedì 20: a scuola sotto la tenda con Enrico Galiano
Il prof più famoso del web gioca in casa oggi a Pordenonelegge. Tra letteratura e scuola è la giornata di Enrico Galiano
Lo presentiamo così, con le sue parole, prese dalla sua pagina Facebook: qualche giorno prima della campanella che ha riportato in classe i suoi allievi. Lui è Enrico Galiano, pordenonese, classe 1977, prof e scrittore di successo (Eppure cadiamo felici, è stato il libro rivelazione del 2017). A Pordenonelegge porta "Tutta la vita che vuoi".
Questo prof "di periferia" - per chi non conoscesse ancora - ha creato una cliccatissima webserie "Cose da prof", da 20 milioni di visualizzazioni; ha creato il movimento dei #poeteppisti (studenti che imbrattano le città di poesie). E nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito www.masterprof.it.
Ecco allora un assaggio delle sue (belle) parole sulla scuola (tanto il romanzo cammina benissimo da sè):
"Ho fatto due passi per i banchi vuoti... Le classi vuote, la settimana prima che inizi la scuola: dovrebbero farle patrimonio dell’umanità... È bello, quel tutto che deve ancora cominciare. Come un teatro vuoto, il mattino prima di uno spettacolo... Così sfiorando quei banchi con la punta delle dita, immaginandoci sopra gli astucci, i diari, le mani che saranno lì... mi è venuto in mente tutto quello che vorrei trovare dentro le classi. Tutto quello che vorrei aiutare a costruire...
Vorrei che più neanche uno studente vivesse costantemente con la paura di sbagliare, di prendere un brutto voto, di restare indietro... Vorrei che ognuno di loro entrando avesse la sensazione che stia per succedere qualcosa di bello...
vorrei che la stessa luce che è passata dai miei occhi la prima volta che ho letto L’albatro di Baudelaire, o visto i girasoli di Van Gogh, o ascoltato The Joshua Tree degli U2, quella stessa voglia di conoscere e di farmi domande che mi ha attraversato come una scossa passasse da me a loro, come una malattia contagiosa da cui non vorresti guarire mai...
Vorrei parlare meglio la lingua dei ragazzi, ma non per fare il quarantenne giovanilista... semplicemente per capirli di più, per farmi capire di più.
Vorrei che le classi non fossero solo le classi, ma il giardino, la strada, i musei, i fiumi, il mare... Vorrei che un po’ più di mondo entrasse a scuola, e un po’ più di scuola entrasse nel mondo.
Vorrei riuscire a insegnare la bellezza della fatica, la gioia del sudare dietro a un obiettivo, ma soprattutto: quell’attimo infinito in cui lo vedi, dentro di te, il tuo obiettivo... Quello soprattutto. Aiutarli a scoprire dov’è che vogliono andare".
Per queste parole: grazie Enrico (sv)
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