Comunità parrocchiale delle Grazie in festa per San Benedetto
Celebrazioni domenica 21 marzo, lunedì 22 la memoria del Patriarca
Al Santuario delle Grazie, in Pordenone, affidato alla cura dei monaci Benedettini Vallombrosani, domenica 21 marzo, IV di quaresima, memoria di san Benedetto e primo giorno di primavera, le messe vengono celebrate alle 7, 9, 11 e 18 (anche la pre festiva).
La memoria del patriarca - vale a dire il restauratore e propagatore della vita monastica in occidente -, viene qui spostata al giorno seguente (lunedì 22), dedicando al suo ricordo le messe delle 9 e delle 18, come informa padre Giovanni Dorta. Per l’occasione verranno benedette anche delle medagliette, che i fedeli potranno portare con sé. Questa memoria è chiamata anche "transito", per sottolineare che, nel giorno della sua morte, egli è "salito al cielo".
La sua figura, in mosaico, risalta sul lunotto, sopra la porta della sacrestia. Riproduce san Benedetto che ha in mano il libro della "regola" e sullo sfondo l’abbazia di Montecassino. Anche all’interno della sacrestia c’è un quadro, donato da un parrocchiano, con il Santo in preghiera, presso il "santo speco" e, sempre sullo sfondo, Montecassino.
Vita e patronati
Numerosi sono i "patronati" o settori nei quali egli è invocato come protettore, come si annota di seguito. Nasce a Norcia, in Umbria, nel 480 circa, da famiglia benestante; compie gli studi a Roma, ma rimane disgustato dalla rilassatezza dei costumi e si ritira in una grotta presso Subiaco, conducendo una vita eremitica: per questo motivo diviene patrono degli speleologi.
Quando si raccoglieva in preghiera, a volte subiva forti tentazioni carnali, per cui è invocato contro le presenze diaboliche - al Santuario infatti, sono previste anche le preghiere di esorcismo.
Quando gli venne affidato il monastero di San Cosimato di Vicovaro (cittadina del Lazio, attraversata dall’Aniene), subì un tentativo di avvelenamento: così è invocato anche per queste situazioni.
La sua grande opera rimane tutt’oggi la "Regola", che traccia i fondamenti della vita monastica, estesa in tutto l’Occidente - per cui è patrono dell’Europa, oltre che delle cittadine in cui visse: Montecassino (è posto sopra un’altura, che domina la pianura circostante), Norcia e Pomezia. Oltre che al binomio "ora et labora", è attenta all’ascesi dello spirito e alla "stabilità di vita", nel luogo di fondazione del monastero.
Il contatto con la natura, gli ottenne il patronato su quanti lavorano nei campi e nelle "bonifiche". È infine invocato per ottenere una buona morte, poiché egli stesso concluse il cammino, sostenuto dai monaci, raccolti in preghiera accanto a lui.
Già papa san Gregorio Magno, nel 592, ne tesse gli elogi e lo sceglie come esemplare riferimento di vita. La "medaglia di san Benedetto", come progetto iniziale, risale al 1742, ad opera di papa Benedetto XVI, il quale la collegò ai noti benefici spirituali o "indulgenze".
Il nuovo calendario liturgico della Chiesa lo ricorda l’11 luglio, quale patrono d’Europa, disseminata da oltre un migliaio di monasteri, che si ispirano alla primitiva "Regola".
Negli anni passati, la comunità dei frati Benedettini Vallombrosani offriva la possibilità ai giovani che lo desideravano, di vivere alcuni giorni di spiritualità, in preparazione alla Pasqua, presso la loro "Casa Madre", ospiti nella "foresteria" a Vallombrosa, in Firenze, partecipando così ad un intenso e proficuo accostamento alla liturgia, aiutandoli a "configurarsi a Cristo, morto, sepolto e risorto", attraverso l’ascolto della Parola e le celebrazioni liturgiche, condivise con gli stessi monaci.
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