Pordenone
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Antico battirame: portò la meraviglia della luce

La storia di questo sito industriale le cui prime attestazioni sono della metà del Cinquecento. Fu anche opificio per pestaggio e impasto terre e sassi per la Galvani, poi Carrozzeria, nonché una delle prime centrali idroelettriche che alimetò di corrente elettrica Pordenone e le sue fabbriche

Parole chiave: Battirame (2), San Carlo (2), Pinqua (2), riqualificazione (3), cicloturismo (2)
La foto a sx viene pubblicata per concessione di Giorgio Pitton: un camion della STIP davanti alla Carrozzeria, Vittorio Pitton è il secondo da sinistra, il primo è il proprietario, gli altri collaboratori

Riguardo alla riqualificazione del Battirame di San Carlo, siamo nella terra dei magli che sfruttavano le roie (rogge) e i laghetti. Molto complessa è la storia di questo battirame, detto anche delle Roje. Ad un certo punto la storia si interseca con quella del Maio della Vallona. I proprietari per un certo periodo sono gli stessi, i Fossati. Nel 1888 divenuti diversi i Galvani dal Battirame delle Roje portarono l’illuminazione pubblica a Pordenone, gli Amman & Wepfer nello stesso anno dal Maglio della Vallona la portarono al Cotonificio, cose che entrambe fecero grande meraviglia in città. I dati si riferiscono al testo di Flavio Crippa e Ivo Mattozzi, che suggeriscono studi più estesi e particolareggiati. In realtà pare che sia il Battirame delle Roje che il Maio della Vallona siano stati realizzati in origine dallo stesso Francesco Alberti di Venezia nel quindicesimo secolo. Una puntuale descrizione dell’area, rogge, laghi, laghetti, è stata fatta recentemente da Paolo Tajariol. Certamente Battirame delle Roje e Maio della Vallona sono coevi e hanno prodotto manufatti all’epoca tecnologicamente avanzati per la Repubblica di Venezia e gli Asburgo. Dopo i Fossati il Battirame delle Roje passò ai Galvani che ne fecero un opificio per il pestaggio e l’impasto delle terre necessarie alla produzione di terraglie. Nel 1923 viene rifatto il forno, costruita una ciminiera. Dagli anni Quaranta l’edificio, piuttosto complesso, viene anche abitato da più persone, famiglie pordenonesi, carabinieri, sfollati del Vajont. Vi ebbe sede anche per una decina di anni, dal 1945 al 1955, la Carrozzeria di Vittorio Pitton, il cui figlio conserva numerosi documenti fotografici e ricorda di aver giocato in quei luoghi con i bambini delle case circostanti quasi "un piccolo asilo". Nel tempo l’abbandono e il sopravvento della vegetazione hanno cancellato molto. Si suggerisce uno studio circostanziato dell’insieme del Battirame di San Carlo e di quello del Maio della Vallona configurati nell’intero complesso idrografico del sito che si estende fino al Noncello.

Fonte: Redazione Online
Antico battirame: portò la meraviglia della luce
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