Pordenone
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Accoglienza nelle parrocchie della città

L'accoglienza divide. Tra una fazione e l'altra, c'è chi accoglie e basta, per il principio che il prossimo si aiuta. In prima fila, da sempre, ci sono su questo fronte le parrocchie. Qui un camper, là un doposcuola per imparare l'italiano. Storie che si seguono, vite che si aiutano. Anche a nascere, come succede a Casa Madre della Vita.

Parole chiave: Migranti (64), Parrocchie (17), Pordenone (838)
Accoglienza nelle parrocchie della città

L'accoglienza degli immigrati e dei profughi sta diventando stile di vita, in diverse parrocchie cittadine. Lo attestano alcune scelte, sorrette da un buon coinvolgimento di collaboratori parrocchiali. Ripercorriamone alcune.

CAMPER INTERNAZIONALE

Nelle parrocchie di San Lorenzo, a Roraigrande, e dei Santi Ruperto e Leonardo, a Vallenoncello, su incoraggiamento dei rispettivi parroci don Giorgio Bortolotto e don Giacomo Tolot - prima, ora mons. Orioldo Marson -, da alcuni anni sono stati collocati due camper, in grado di ospitare dei profughi. La parrocchia fornisce la corrente elettrica e l’acqua potabile. Alcune famiglie, a rotazione, assicurano la preparazione dei pasti - la cena -, cercando di indovinare e rispettare anche le abitudini degli ospiti.

DOPOSCUOLA MULTIETNICO
Da alcuni anni, negli oratori delle parrocchie del Don Bosco, dell’Immacolata, in Comina e di Cristo Re, a Villanova - con la fondazione Bimbingioco e il coinvolgimento di varie associazioni del quartire -, viene promosso un servizio di dopo scuola, con sostegno scolastico, in dialogo con le strutture educative.
Spiegano le volontarie del Centro ascolto Caritas dell’Immacolata: "Anche se i figli dei profughi e degli immigrati sono nati in Italia e frequentano la nostra scuola dell’obbligo, quando sono a casa, parlano nelle loro lingue ufficiali o nei vari dialetti dei Paesi di provenienza, per il profondo legame che hanno con la terra d’origine e anche perché, a volte, i genitori non hanno avuto un’elevata scolarizzazione. Così i figli hanno una certa difficoltà a comunicare in italiano e a comprendere i concetti, insegnati nella nostra lingua. Con inevitabili carenze che si ripercuotono anche nell’apprendimento e nei risultati scolastici. Ecco perché il servizio di dopo scuola e sostegno scolastico diviene utile, per sopperire a queste carenze". E così i volti degli studenti del dopo scuola sono simpaticamente ’multi etnici’.

LA VITA NON HA CONFINI
Nella parrocchia di Borgomeduna, è situata anche "Casa Madre della Vita", un servizio diocesano a sostegno delle mamme che stanno affrontando la maternità. Oltre a mamme italiane, ne vengono accolte di immigrate o di profughe. L’assistente, è il parroco di San Giuseppe, don Flavio Martin.
Narrano le operatrici Marina e Monica: "Un’assistente sociale ci segnalò a suo tempo una ragazza di vent’anni, profuga, in procinto di partorire, segnata dai dubbi e dalle angosce che inevitabilmente comportano ogni primo parto e la giovane età. Ansie ingigantite dal fatto che la neo mamma non aveva alle spalle una famiglia, ma solo una sorella, quasi coetanea, ancor più inesperta. Le paure sembravano avere il sopravvento e indurla a rinunciare alla maternità. La accogliamo nella ’Casa’. Cerchiamo di starle vicino, di capirla, di aiutarla, di metterle tra le braccia gli altri bimbi presenti nella Casa, di proiettarla verso il nuovo arrivo… ma il tutto, ai suoi occhi, sembra molto difficile… comunque decidiamo di continuare a starle vicino anche in ospedale… Nasce il bimbo… il rientro in comunità… la giovane mamma impara a misurarsi con i pannolini, il biberon, le coccole, i bagnetti - mentre continuamo a rassicurarla e a farla sentire all’altezza del compito di mamma -. Così, giorno dopo giorno, accetta il compito di mamma… Alla fine ci ha salutati, lieta di averla sostenuta, nella grande esperienza che le ha cambiato la vita, facendo di lei una vera mamma".
Leo Collin

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