L'amicizia non si ammala
Il virus allunga le distanze che sono sempre state brevi tra Italia e Cina a partire da Marco Polo. Ma per la nostra diocesi la Cina richiama anche la storia personale e di fede del beato Odorico e del cardinale Celso Costantini
Italia Cina. Meglio ancora nordest e Cina: da Marco Polo al Beato Odorico da Pordenone mai abbiamo sentito lontani i popoli d’Oriente. I commerci hanno fatto da apripista oltre settecento anni fa, in un passato così antico che stentiamo a immaginarne i viaggi: la durata (per i Polo 24 anni), le difficoltà, gli imprevisti. Né come uomini tanto diversi potessero non solo comunicare, ma intessere affari, intendersi fino ad abbracciare una nuova fede. Con le merci viaggiarono anche le culture: ciascuno guardava con curiosità all’estraneità dell’altro, spesso incantandosi per quanto non gli era noto.
Un rapporto, quello con la Cina, che non è mai venuto meno e che per noi, specialmente per noi della diocesi di Concordia - Pordenone, dopo il beato Odorico ha incarnato il volto del cardinale Celso Costantini, quasi un secolo fa inviato in Cina come ambasciatore di Dio. Sacerdoti della Congregazione da lui fondata sono venuti a conoscerne i luoghi, altri vivono e celebrano qui, per quella mescolanza che sempre arricchisce, completa e insegna.
Certo, le merci sono ancora il traino primo. Ce lo dicono i dati del Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione internazionale: l’Italia è il quarto fornitore della Cina tra i paesi europei con esportazioni che nel 2018 hanno toccato i 13,2 miliardi di euro. Ce lo confermano i negozi e i volti dei baristi cinesi ormai presenti in molti dei nostri paesi.
Ma ora, su tutta questa gentile armonia è calata l’ombra di un nemico dilagato dalla città di Wuhan: quel Coronavirus che il mondo intero si sta impegnando a non importare.
Il pericolo è serio e seriamente lo stanno affrontando l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unione europea e le singole nazioni. Ciò che nessuna norma è riuscita però a controllare è la paura, alla quale solo la ragione sa mettere le briglie.
Per questo, nonostante un’amicizia lunga secoli, rinnovata nei patti commerciali da 900 miliardi di dollari che costituiscono l’ossatura della “Nuova Via della seta”, non sono mancati momenti di tensione quando alcuni dei nostri connazionali hanno rivolto a cinesi, anche concittadini, insulti ed offese. Tanto è vero che, senza sventolare bandiere né farsi annunciare da squilli di tromba, è toccato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, confermare l’inalterata amicizia Italia – Cina, collezionando in pochi giorni una serie di beaux gestes. Ha visitato una scuola primaria multietnica e incontrato bambini di ogni nazionalità con i quali si è cordialmente intrattenuto. Ha scritto al presidente cinese, Xi Jinping, esprimendogli amicizia, vicinanza e disponibilità all’aiuto. Ha organizzato un concerto al Quirinale con la pianista cinese Jin Ju.
Anche se oscurato dal virus il 2020 resta l’anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina, come lo stesso Mattarella aveva annunciato a marzo 2019 quando a Roma era stato firmato il Memorandum della Nuova Via della seta. I suoi 29 accordi culturali e commerciali dovevano muovere merci e persone anche verso l'Italia: dei 20 milioni di turisti cinesi che si erano previsti diretti in Europa, quasi 3 milioni si erano detti interessati al nostro paese, attrattivo a partire da Venezia. Quando di questo si realizzerà lo diranno i mesi a venire.
Nel frattempo, anche i cinesi che sono tra noi ci hanno dato una lezione di civiltà tenendo a casa da scuola i loro figli in quarantena volontaria. E’ successo nella zona di Prato, dove la presenza cinese è importante. E' successo anche a Mestre, con famiglie rientrate dal capodanno cinese.
La prudenza è cosa giusta e doverosa; attenersi alle disposizioni di sicurezza dell'Oms è necessario e sufficiente. Per venire incontro alle perdite economiche delle imprese italiane il governo ha messo a disposizione 300 milioni di euro. Quanto al resto: l'amicizia non si ammala, semmai unisce le forze per una vittoria condivisa.
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