Infinito gioco dell'oca
Dopo la frenesia di giorni di incontri, tra i leader del mondo, il mondo ritorna al punto di partenza, come in un infinito gioco dell’oca, che non sa giungere all’ultima casella: quella con la scritta pace.
Il primo anniversario di guerra ha visto le diplomazie del mondo all’opera, accompagnate da un continuo susseguirsi di voli e incontri tra capi di stato e diplomatici. Annullata la visita del Segretario di stato Blinken in Cina, dopo che palloni sonda sono stati abbattuti sopra i cieli americani, è stato il diplomatico cinese Wang Yi a volare oltreoceano, previa una serie di tappe europee. Anche il presidente ucraino Zelensky ha a sua volta ricevuto visite di capi di stato, dalla nostra premier Meloni al presidente degli Usa Biden; ed entrambi hanno poi a loro volta toccato anche altre nazioni. Le diplomazie internazionali, col ritmo intenso dei voli di api operose, si sono mosse e incrociate attorno al conflitto russo – ucraino, intrecciando discorsi e prendendo impegni, tessendo una tela tessendo una tela su cui molti aspirano possa finalmente comparire la parola pace.
In occasione del primo anniversario anche il presidente russo Putin si è dato da fare e, parlando alla nazione, martedì 21 febbraio ha manifestato due sue gravi decisioni.
La prima: Mosca sospende la sua partecipazione al trattato New Start, firmato nel 2010 da Usa (Obama) e Federazione russa (Medvedev) che prevede la riduzione degli arsenali militari (1550 tra testate e vettori ciascuno) e reciproche visite di controllo agli stessi. Con la sospensione - non l’uscita – dal trattato la Russia di Putin non informerà più gli Usa di eventuali spostamenti delle testate come del loro incremento.
La seconda: Mosca raddoppia la posta e addita come nemico, oltre al “governo nazista” di Zelensky, anche l’Occidente, a suo giudizio sempre più degenerato, immorale e schierato al fianco dell’Ucraina al solo fine di attaccare e sconfiggere la Russia e il suo popolo.
Il momento è estremamente difficile e delicato. La riunione alle Nazione Unite di giovedì 23 febbraio era per questo molto attesa dato che all’ordine del giorno c’era l’adozione di una risoluzione per il raggiungimento della pace. Ma la speranza è stata di gran lunga superiore al risultato ottenuto: una bozza di risoluzione votata sì dalla maggioranza (141 stati su 193), ma con 32 paesi che non si sono pronunciati (tra cui Cina e India, due colossi che da soli fanno quasi mezzo mondo in termini demografici ed economici) e 7 paesi contrari (tra cui Russia, Corea del Nord, Siria, Iran). L’esito è figlio del testo proposto: nettamente a sostegno del paese aggredito (Ucraina) e contro l’aggressore (Russia); istantanea del conflitto che non tutti condividono.
Sulla guerra in atto, oltremodo sanguinosa anche per i civili, si allungano ore le ombre del timore per un possibile ampliamento alla Moldavia, dopo che Putin ha stracciato un decreto del 2012 con cui regolava i rapporti con gli ex paesi satelliti dell’Unione sovietica (rispetto per la sovranità e integrità territoriale) e dopo che in Moldavia nelle settimane scorse si sono verificate manifestazioni e agitazioni di piazza di timbro filorusso, tanto che anche la prima ministra Natalia Gravitilina, filoeuropeista, si è dimessa. Gli esperti commentano lasciando pochi sprazzi al sereno: il sentore di un’invasione e il gioco delle denunciate provocazioni sono spesso l’anteprima del movimento delle truppe. Voglia il cielo che così non sia.
Nel frattempo anche la Cina aveva annunciato la proposta di un piano di pace. Il piano è arrivato, alquanto atteso, la sera di venerdì 24 febbraio. Tra i dodici punti proposti alcuni sono stati apprezzati, ma tutto si è di fatto arenato su un grosso scoglio, imprescindibile agli occhi dell’Occidente: l’assenza dell’esplicita condanna all’aggressore Putin.
E così, dopo la frenesia di giorni di incontri, il mondo ritorna al punto di partenza, come in un infinito gioco dell’oca, che non sa giungere all’ultima casella: quella con la scritta pace. Ma ad ogni passo avanti e indietro muoiono civili e militari, si distruggono città, si accumulano inservibili macerie e montagne di rancore e di orrori, fonti di lutti e lacrime. In tutto questo drammatico scorrere dei giorni la pace, all’inizio tanto coralmente invocata, sembra scivolare in un fondo oscuro e lontano, sopraffatta da una ineluttabile orrenda guerra.
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