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Visita alla Missione in Kenya per 50° anniversario di don Elvino Ortolan

E’ stata di don Giovanni Odorico la felice idea di far visita al suo compagno di studi del Seminario diocesano di Pordenone, don Elvino Ortolan, in occasione del loro 50° anniversario di sacerdozio. Don Giovanni ha trovato la disponibilità di don Ruggero Mazzega

Parole chiave: Don Elvino Ortolan (1), Missione (13), Kenia (5)
Visita alla Missione in Kenya per 50° anniversario di don Elvino Ortolan

E’ stata di don Giovanni Odorico, prete sanvitese ordinato nel giugno 1974, parroco di Anno Veneto e Loncon (VE) la felice idea di far visita al suo compagno di studi del Seminario diocesano di Pordenone, don Elvino Ortolan, in occasione del loro 50° anniversario di sacerdozio. Don Elvino è nativo da Rivarotta; ordinato prete il 29 giugno 1974 dal vescovo monsignor Abramo Freschi; è fidei donum alla Missione diocesana del Kenya dal 1979. Attivo nella Missione di Sirima, che fa parte della diocesi di Nyeri, ora retta dall’arcivescovo locale monsignor Antony Muheria, che risiede nella cattedrale della Consolata. Prima di entrare in Seminario, don Elvino aveva fatto il muratore.

Don Giovanni ha trovato la disponibilità di don Ruggero Mazzega, anch’egli lieto di far visita al confratello e amico. Sono partiti il 25 giugno e rientrati il 25 luglio, in aereo, da Venezia ad Amsterdam e poi sono giunti a Nairobi. Li ha accolti don Elvino, con tanto di autista di nome Wuakira, che è sempre stato a disposizione del gruppo.

Notevole è il lavoro pastorale che svolge don Elvino, nella missione che ha una lunghezza di circa 40 km e larga 8 km, immersa nella savana, ad una altitudine di 1930 mt slm, vicini all’equatore. Attualmente la stagione è quella invernale, e si aggira intorno ad una temperatura dai 12 ai 22 gradi.

Egli raggiunge sistematicamente le 15 comunità che ha costituito, con rispettive cappelle, animate da un coordinatore ed un catechista. Suscita e avvia ad un cammino di fede i vari catecumeni e poi li segue nella formazione, avvalendosi dei collaboratori catechisti, a suo tempo preparati. Costituiscono così delle vivaci comunità, anche grazie alle varie strutture create, con l’aiuto concreto, assicurato a suo tempo dai fedeli della diocesi di Concordia Pordenone, che hanno collaborato nelle varie collette, a favore delle missioni.

Nei giorni di festa, don Elvino di solito si sposta nelle varie località della missione, per celebrare una messa all’incirca alle 7, alle 9 e alle 11.

Egli ha potuto edificare varie opere. La Chiesa di San Agostino, con l’aiuto dell’architetto Martinuzzi da Maniago e il sostegno della Cimolais, che ha fornito le strutture in acciaio: è un edificio in muratura, ricoperto da lamiere. Una Canonica, in grado di accogliere sei persone; l’Asilo; le varie Scuole, dall’edificio delle elementari, a quello delle medie e delle superiori. Queste scuole ora sono governative, e quindi aperte a tutti gli studenti. In parte vengono gestite dalla Missione. Come pure un Ospedale, o struttura di primo soccorso, presenti tre Suore del Beato Vincenzo Caburlotto, affiancate da una infermiera. Per ulteriori necessità i malati si recano agli Ospedali di Nyeri o di Naru Moru.

Don Elvino, con i collaboratori del posto, ha anche realizzato un grande orto che produce molte verdure; la frutta, comprese le banane ed il mais, usato per ottenere la farina - paragonabile alla manioca. Prodotti utili per alimentare i numerosi studenti che frequentano tutto il giorno le varie scuole, riconoscibili dalla loro divisa, che indossano con orgoglio. C’è pure un allevamento di pollame; di maiali; di mucche che forniscono il latte e persino alcuni asinelli. Questa realtà è custodita da due guardiani locali, che attingono l’acqua dal vicino corso.

Durante la settimana don Elvino passa sistematicamente le varie scolaresche per la catechesi, e la messa, celebrata in lingua Kikuiu. La popolazione parla anche il Suali. Nelle scuole vengono accolti anche gli studenti di altre confessioni religiose. C’è pure un cuoco del posto e numerosi laici che collaborano con ruoli definiti, curando i pasti per gli studenti.

Per le esequie don Elvino, o il suo collaboratore, un altro presbitero del luogo, si recano nell’abitazione della famiglia per più giorni, per il rito di suffragio e per la sepoltura.

Dal punto di vista urbanistico, fanno da centro, nel territorio, gli edifici delle varie Scuole, affollate di studenti che giungono attraversando la savana e seguono con compostezza le lezioni, in divisa.

C’è un grande rispetto reciproco tra le varie confessioni religiose, dotate della propria chiesa – protestanti, pentecostali, presbiterali e altre ancora.

La Festa in onore di Don Elvino, sabato 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo apostoli, è iniziata alle 10 del mattino ed è durata fino al primo pomeriggio. Ha presieduto il vescovo Antony, che parla correttamente anche l’italiano, assieme ad una decina di sacerdoti del territorio, oltre a don Giovanni e don Ruggero. La Missione ha scelto di celebrare nel contempo anche il matrimonio di tredici coppie, per sottolineare il legame tra sacerdozio e famiglia. La messa è stata celebrata all’aperto, per accogliere l’immensa folla: oltre duemila persone. L’altare era stato preparato il giorno prima, bene in vista, circondato da apposite coperture che assicurassero ombra alle persone presenti. Ampio spazio è stato dedicato ai canti, accompagnati dalle danze, con un coro guida di 160 persone. Ma tutti i presenti ci tenevano a cantare e danzare. Don Elvino e don Giovanni sono passati a benedire le fedi dei nubendi che, singolarmente, hanno affermato il loro consenso, si sono scambiati gli anelli e hanno posto la firma nel registro.

Suggestivi sono stati anche i vari momenti nei quali i fedeli portavano i propri doni processionalmente: le offerte in danaro per la parrocchia, per il finanziamento mensile in scellini; i frutti della terra, con grosse zucche, verze, carote, patate, fagioli, mais; galline e uova; capponi e capre ed una grande torta. Ciascuno veniva ricambiato con una specifica benedizione, per ogni donazione.

Al termine della celebrazione anche i vari gruppi pastorali provenienti dal circondario (le quindici comunità), hanno voluto porgere un dono personale al festeggiato, per sottolineare il senso di riconoscenza nei suoi confronti, per quanto compiuto sino ad ora.

La viabilità del territorio è costituita da numerose strade sterrate, oltre ad una grande strada asfaltata, lungo la quale vengono usate in prevalenza delle moto, cariche di persone e di materiali. Questa consente di recarsi a Nairobi o a Nyeri. Qui ci sono anche le Missioni della Consolata, che fanno da riferimento per le comunità cristiane e dove risiede anche il vescovo Antony. A Nyeri c’è pure la tomba di Baden Powel, il fondatore dello scautismo.

Una suggestiva visita, apprezzata dai nostri confratelli, è stata quella al Samburu Park, la riserva del Kenya con numerosi animali come i leoni, gli elefanti, le giraffe, le gazzelle, gli ippopotami, i rinoceronti, i coccodrilli e numerose specie di uccelli.

Per don Giovanni e don Ruggero, l’esperienza rimarrà indimenticabile per le emozioni vissute e per aver potuto esprimere al Signore, assieme a don Elvino, riconoscenza per il dono della vocazione al sacerdozio. Si ringrazia don Giovanni per le foto fornite.

Leo Collin

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