Sacerdoti e Covid: malati, guariti, consolatori
Un messaggio di speranza, s’intende lanciare nel contesto della "Giornata del malato", che si celebra tra giovedì 11 e domenica 14 febbraio a Pordenone, Santuario delle Grazie alle 15 con il Vescovo Pellegrini, l'Oftal diocesana e quanti possono essere presenti (per gli altri canale 606)
Un messaggio di speranza, s’intende lanciare da queste pagine, in occasione della memoria della Madonna di Lourdes, nel contesto della "Giornata del malato", che si celebra tra giovedì 11 e domenica 14 febbraio. Messaggio condiviso ed esteso ad ogni singolo operatore, al contempo testimone di questa virtù umana e cristiana, unita alla gratitudine per la guarigione avvenuta, o in corso, di alcuni preti.
A partire dal Santuario di Madonna del Monte, sopra Marsure, col rettore mons. Sergio Moretto, ultra ottantenne, che lassù celebra l’eucaristia festiva alle 11 e alle 17.30 (come pure il sabato), con un gran numero di fedeli che qui si recano, per una prece e per accendere un cero, ringraziando, per il sostegno ricevuto, o implorando una grazia, a beneficio dei propri cari. Compreso lo stesso rettore, il quale confida come, dal 7 al 12 dicembre scorso, non trovava neppure la forza per sgranare il rosario, colpito dalla pandemia. Ha dovuto prendere atto che "Per ora, non mi hanno licenziato, da questo servizio di carità". Mentre i fedeli che qui salgono, confermano l’importanza di assicurare loro degli adeguati ambienti, per sperimentare la gioia della riconciliazione, attraverso il sacramento del perdono.
Messaggio che scende e rimbalza giù per la diocesi, fino alla chiesetta di San Gottardo, nei pressi della "Residenza Francescon", in Portogruaro, ove è stato raggiunto al volo l’ottantacinquenne mons. Lino Pigatto, mentre stava igienizzando il suo scafandro, prima di celebrare l’eucaristia. Dispiaciuto perché in questo periodo, unico a muoversi tra gli ospiti - oltre al personale in servizio -, non può far risuonare le note musicali di cui è un grande cultore. Lieto per la scelta di vita fatta, di poter condividere una presenza che è, al contempo, una prece e un canto.
L’interrogativo: "Che fine farà tutta la musica che ho composto?", attanaglia mons. Natale Azzan (1937), cappellano della Casa di riposo di San Michele al Tagliamento.
Non è da meno, nel suo generoso slancio, don Siro Pasquin, classe 1933, che celebra alla cappella dell’Ospedale civile di Pordenone, ora priva della preziosa presenza di don Bernardino; nella trepida attesa che don Ezio Vaccher, uscito dalla pandemia, riprenda le celebrazioni.
Anche la Chiesa del Cristo, in Pordenone, è in quarantena, col confessore, don Narciso Truccolo (1937), canonico della concattedrale, e col rettore mons. Vittorio Menaldo (1936), ora ospite a Casa Betania in Pordenone.
Proseguono le celebrazioni alla parrocchiale di San Francesco, di Borgo Cappuccini, in Pordenone, con don Gianfranco Furlan, anch’egli sempre attento alla "giornata del malato". Ora è sostituito, nelle celebrazioni, da un collaboratore del Seminario - realtà anch’essa, come si è scritto, uscita dalla pandemia, col rettore e altri insegnanti. Di recente, il vescovo Pellegrini ha confermato la nuova équipe di collaboratori, presso l’Oda di Bibione, l’Opera di Assistenza Diocesana, di cui don Gianfranco è presidente, in attesa di poter riprendere il servizio di ospitalità, con la buona stagione.
Ha ripreso servizio anche don Franco Biasuzzi, cappellano dell’Ospedale di San Vito al Tagliamento. Nella medesima zona, si affaccia anche la Casa di riposo e quella del Clero; e anche l’Istituto La Nostra Famiglia, per ragazzi con disabilità, con le Piccole Apostole della Carità, un Istituto Secolare, con donne consacrate. Tutte realtà di assistenza e di solidarietà, momentaneamente "chiuse negli accessi", a scopo preventivo, ma "aperte al territorio", per lo spirito di servizio nel "prendersi cura delle persone", con la presenza di operatori e di preti, che testimoniano anch’essi la grande virtù della Speranza.
Leo Colli
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