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"Oggi devo fermarmi a casa tua" Il punto sulla Visita Pastorale

Iniziata a gennaio la Visita Pastorale ha il punto dopo quattro mesi di incontri, dialoghi e questioni. Del resto questo era lo spirito: mettersi gli uni in ascolto degli altri. Lo ha fatto per primo il Vescovo, S.E. Pellegrini.

Parole chiave: Visita Pastorale (9), Diocesi (193), Pordenone (838)
"Oggi devo fermarmi a casa tua" Il punto sulla Visita Pastorale

Il Vescovo mons. Giuseppe Pellegrini ha iniziato la Visita pastorale alle 188 parrocchie della Diocesi, suddivise in otto foranie/decanati e 30 Unità pastorali. Il tema scelto dal Vescovo per dare il timbro alla Visita è il versetto del vangelo di Luca: “Oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19), nel quale il Vescovo scorge lo spirito con cui vivere questa esperienza: mettersi e stare accanto a ciascuno per ascoltarne le gioie e i dolori, le delusioni e le speranze personali e comunitarie.

La Visita si sta dimostrando un’occasione propizia per dare un forte impulso all’avvio delle nuove Unità pastorali, esperienza ormai più che necessaria di condivisione e di collaborazione.

La Visita ha preso avvio circa sei mesi fa, con un’assemblea di tutti gli operatori pastorali dell’Unità pastorale, chiamati a “condividere e fotografare” la propria realtà, facendone emergere i punti di forza, di debolezza e i desideri di ogni ambito: catechesi, liturgia, carità/sociale, adolescenti/giovani e famiglia. Il primo appuntamento del Vescovo con il territorio, invece, vede l’incontro con il Consiglio di Unità pastorale, in un confronto partito proprio dai verbali dell’Assemblea celebrata nei mesi precedenti. L’obiettivo non è fare pagelle ma, a partire con serenità dall’esistente, valutare i passi da compiere insieme. Sempre al Consiglio di Unità pastorale è affidato il compito di intuire come sarà, tra cinque anni, la propria zona pastorale, anche in vista del calo delle presenze dei sacerdoti e tenendo conto del cambiamento dello stile di vita delle persone. Una responsabilità di riflessione e valutazione che nasce dalla consapevolezza che chi vive nel territorio meglio conosce situazioni e dinamiche e può pertanto offrire al Vescovo elementi reali.

La centralità è data all’Unità pastorale, ma il Vescovo incontrerà comunque ogni singola Comunità parrocchiale, a cominciare dai consigli pastorali e degli affari economici. In questo peregrinare non mancano gli incontri con i malati, le realtà sociali, caritatevoli, imprenditoriali, educative… sempre all’insegna di quella “cifra” che è il mettersi accanto per ascoltare, capire, condividere… un chiaro “farsi carico” del vissuto della gente che vive tra il Tagliamento e il Livenza.

Il Vescovo si sta ponendo di fronte ai sacerdoti e ai laici non con ricette precostituite o soluzioni calate dall’alto: lui stesso riconosce la complessità del momento ed è consapevole che possiamo affrontare questo tempo solo in un reciproco ascolto e confronto. È un “camminare e riflettere insieme” per trovare soluzioni su misura per ogni realtà, tenuto conto che il vasto territorio presenta realtà alquanto diversificate: aree di campagna e quelle artigianali e industriali; aree turistiche di montagna e di mare; centri cittadini e piccole comunità. Un’unica soluzione non è pensabile e possibile, ma viene chiesto a ciascuno di compiere quel dovuto esercizio di discernimento comunitario capace di rispondere alla domanda: “A partire dal progetto pastorale diocesano, cosa il Signore chiede qui ed ora a noi per la nostra zona pastorale?”. Solo in questo modo le Comunità parrocchiali, laici, sacerdoti e religiosi/e insieme, potranno sentirsi responsabilizzati e partecipare in modo non solo collaborativo, ma anche corresponsabile, al fare insieme. Esperienze fissate dallo slogan: fare meno, fare meglio, fare insieme.

E’ un impegno che chiede di superare resistente animate dal “si è sempre fatto così”, e nello stesso chiede il coraggio di snellire quell’impegno di attività pastorali che un tempo era più facile gestire per maggiori forze e, perché no, per maggiore partecipazione. Non è pensabile oggi riuscire a tenere in piedi tutte le attività e le iniziative del passato: di questo il Vescovo ha una chiara consapevolezza che sta cercando di comunicare con delicatezza, convinzione e passione nel corso degli incontri.

Dietro a tutto ciò c’è il suo forte desiderio di far sì che i laici sempre più partecipino in modo corresponsabile alla vita della Comunità cristiana, sapendo contribuire ciascuno con il proprio carisma, esprimendo così quella che papa Francesco ha appena indicato come la “santità della porta accanto” , che emerge nella vita quotidiana e ordinaria.

Don Andre Vena

Segretario generale della Visita pastorale 

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