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I ragazzi e l'esperienza in Kenia col Pem

Vi raccontiamo la nostra esperienza di missione in Kenya, avvenuta dopo e grazie la formazione organizzata dal Pem di Pordenone. Siamo arrivati fino ad un villaggio sperduto del Machacos dalle suore di San Giuseppe di Verona e la loro missione...

Parole chiave: Pem (3), Diocesi (193), Missioni (19)
I ragazzi e l'esperienza in Kenia col Pem

Un pulmino impolverato, strada rossa sterrata e buche... ecco come arriviamo a Ndithini il 16 luglio 2018 per la nostra esperienza di missione in Kenya.
Quest’anno, dopo aver preso parte al percorso di formazione organizzato dal Pem di Pordenone, siamo stati inviati in questo villaggio sperduto del Machacos dove le piccole suore di San Giuseppe di Verona da anni portano avanti la loro missione.
Al nostro arrivo una schiera di bambini ci ha accolto con canti e balli di benvenuto... ed ecco che non c’è stato tempo per indecisioni o timidezze, ci siamo subito buttati in questa nuova esperienza.
La missione comprende due scuole primarie, una scuola dell’Infanzia, una scuola secondaria, un orfanotrofio, un dispensario, una cella mortuaria, una panetteria e un centro educativo per i bambini disabili, il Paolo Rafiki Centre, avviato da Paola Pedrini attraverso l’associazione Domus Onlus. In particolare, quest’ultima, ha avviato tre anni fa un nuovo progetto di accoglienza e di riabilitazione fisioterapica per bambini/ragazzi con vari tipi di disabilità.
Il Kenya rimane tutt’oggi un paese in cui difficoltà e handicap sono visti come uno stigma, condannando così le persone affette da questi disturbi a una vita di emarginazione o di sfruttamento. Lo scopo del Paolo Rafiki Centre è quello di togliere questi ragazzi da una condizione di isolamento per inserirli in un contesto di accoglienza, di crescita educativa e condivisa, dove la diversità diventa un valore aggiunto.
Ed è proprio in questo clima di accoglienza e gioia che veniamo presentati dall’insegnante Florence al gruppo di ragazzi del centro: anche loro ci danno il benvenuto con canti e danze tipici.
Passano pochi giorni e subito ci vengono assegnati quelli che saranno i nostri ruoli per due settimane: Marta al Rafiki, Giulia alla scuola primaria Tito, Ilaria alla scuola dell’Infanzia di Kirathani, Leonardo in officina per riparare il tingatinga (trattore). Assieme a sister Milly, assistente sociale, andiamo anche a visitare alcune famiglie che necessitano di aiuto per vari motivi: bambini rimasti orfani, anziani con malattie che li costringono a rimanere relegati nelle loro case, ragazzi con disabilità a cui vengono donati degli ausili per facilitarli nella loro quotidianità.
L’impatto con queste realtà è forte, immediato, ti lascia senza parole in un turbinio di pensieri ed emozioni.
Ma non c’è il tempo di abituarsi a questi ritmi che in un attimo la situazione cambia nuovamente: le scuole chiudono, salutiamo bambini e ragazzi augurando loro buone vacanze e, nel frattempo, diamo il benvenuto a Paola che ci ha raggiunti qua a Ndithini.
Con lei iniziamo il progetto di restauro delle abitazioni dei volontari e delle strutture del centro: ci dedichiamo così alla pittura di pareti di camere, ospedale, centro di maternità e salone del Rafiki.
In questo mese non mancano i momenti liberi, quelli in cui andiamo a vedere le bellezze di questo paese: gite al Tana River, a Naivasha al lago dei fenicotteri rosa, al mercato di Kakuko in cerca di stoffe colorate, all’hotel del paese per fare merenda con un chapati, ecc.
In men che non si dica arriviamo alla fine di questo mese di missione, con la valigia un po’ più vuota ma pieni di ricordi, emozioni, esperienze e volti da raccontare.
Ringraziamo il Pem e Paola per averci permesso di vivere questa esperienza, suor Nadia e tutte le sisters per averci accolti e fatti sentire parte della loro famiglia, il personale del centro, gli insegnanti e gli autisti e tutte le persone che abbiamo incontrato in questo cammino.
Asante sana, quaeri Kenya.
Ilaria Giulia Marta Leonardo

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