Don Loris Vignandel: rientrato dal Mozambico incontra i sacerdoti in Seminario
Guidata dal vicario generale don Roberto Tondato, lunedì 19 settembre, nella chiesa del Seminario è iniziata la "Tre giorni del Clero". Prima della meditazione del vescovo Giuseppe Pellegrini, sulla "Fratellanza sacerdotale", c’è stato un "saluto-testimonianza" di don Loris Vignandel, missionario in Mozambico, a Chipene.
Guidata dal vicario generale don Roberto Tondato, lunedì 19 settembre, nella chiesa del Seminario è iniziata la "Tre giorni del Clero".
Prima della meditazione del vescovo Giuseppe Pellegrini, sulla "Fratellanza sacerdotale", c’è stato un "saluto-testimonianza" di don Loris Vignandel, missionario in Mozambico, a Chipene.
Mentre era in corso l’attacco, egli ha chiesto a don Lorenzo Barro, attiguo di stanza, l’assoluzione generale dei peccati. Nell’attendere la conclusione di un evento che non era mosso solo dal fondamentalismo islamico, nelle ore interminabili, ha pregato e meditato il rosario. Nell’Ave Maria chiedeva la forza di accogliere l’ora della propria morte. Nel Padre nostro, all’invocazione "Venga il tuo Regno", ripercorreva il cammino del Mozambico che, nel 1975, aveva acquisito l’indipendenza, ma poi la guerra civile aveva causato una regressione generale.
Da poco i missionari avevano inaugurato un nuovo "Lar", o centro di accoglienza, dedicato a Nelson Mandela, presidente del Sud Africa: aveva costituito un comitato per passare dall’apartheid, alla libertà, senza ricorrere alla guerra civile. Don Loris ha pure pregato per il perdono di chi gli stava arrecando delle offese, chiedendo al Signore il loro ritorno, come avvenuto col Padre misericordioso.
Ha pensato, con la frase della IIa ai Corinti: "Ti basta la mia grazia, per mantenere la tua debolezza". Ha concluso: "Ora, sorretto della vostra vicinanza che mi ha sempre accompagnato, sono lieto di aver donato la mia pelle al Signore e a tutti voi".
Per la meditazione del Vescovo Pellegrini ci si limita ad una sintesi. Il testo sarà inviato la prossima settimana ad ogni presbitero.
S.E. Pellegrini ha annunciato che domenica 16 ottobre inizia il cammino dell’Assemblea Sinodale, sorretta dalla "fraternità sacerdotale", elemento fondante, pur nelle diverse modalità in cui viene vissuta: ad esempio come aiuto pastorale; o come sostegno nella solitudine. Per i presbiteri, i riferimenti esperienziali alla fraternità, sono offerti dalla vita in famiglia o in Seminario.
La fraternità è fatta di ascolto tra persone uguali e distinte; un conoscersi e stimarsi reciprocamente, senza voltarsi indietro. È la modalità con la quale vivere il mandato dell’ordinazione sacerdotale, che diviene testimonianza "di chi ama con un cuor solo e un’anima sola" (Tertulliano).
Tra i testi proposti per la meditazione personale, il presule ha segnalato il Salmo 133: "Com’è bello che i fratelli vivano insieme": definisce la fraternità il distillato della paternità divina e una benedizione. Ha una radice sacramentale che viene da Gesù e chiede di configurarsi a lui.
Marco 3,13-14, sulla chiamata degli Apostoli all’evangelizzazione, nella fraternità: "è la prima testimonianza a superare l’individualismo e l’isolamento", da vivere col Consiglio pastorale e i collaboratori.
Attingendo all’apostolo Paolo, ha suggerito alcuni atteggiamenti, dalla sopportazione al perdono reciproco, che possono fare da guida al proprio agire, ricordando che siamo uomini chiamati all’amore; che l’amore ci lega, al di là di ogni vincolo.
Ha concluso ricordando, con la "Presbiterorum Ordinis" (n 8) che siamo invitati a scrivere una nuova pagina della fraternità, attraverso il cammino sinodale, mossi dalla fraternità, il nuovo orizzonte per la Chiesa diocesana, per essere testimoni dell’amore di Dio.
Sintesi a cura di Leo Collin
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