50° di sacerdozio di don Bruno Cescon, già direttore de Il Popolo
Nella chiesa del Centro Pastorale diocesano, gremita di ‘amici’, sabato 24 giugno c’è stata la celebrazione della messa in onore dei 50 anni di ordinazione di don Bruno Cescon, con i suoi compagni don Renzo De Ros e don Natale Padovese, che ha presieduto la liturgia; ha portato il suo saluto anche il Vescovo, mons. Giuseppe Pellegrini
Nella chiesa del Centro Pastorale diocesano, gremita di ‘amici’, c’è stata la celebrazione della messa in onore dei 50 anni di ordinazione di don Bruno Cescon, con i suoi compagni don Renzo De Ros e don Natale Padovese, che ha presieduto la liturgia; due sedie erano in vista, per indicare la presenza spirituale degli altri compagni d’ordinazione don Antonio Buso e don Giacinto Biscontin, impossibilitati a presenziare. Il gruppo è stato ordinati a Ligugnana di San Vito al Tagliamento, proprio il 24 giugno di cinquant’anni or sono.
Erano 14 i concelebranti, raccolti attorno al festeggiato, compreso il fratello don Luciano. All’organo Laura Marin che, con alcune coriste, hanno accompagnato i canti. La liturgia era quella della ‘Natività di San Giovanni’, col vangelo di Luca 1,57-66.80, al quale si è ispirato don Natale all’omilia, ricordando anche il loro compagno, il compianto don Luigi Zadro, indimenticabile per la sua creatività. Ha sottolineato il sentimento della fragilità, che rende pazienti e legati alla preghiera, vissuta come pregustazione dell’incontro col Signore. Il sentimento del ‘fare memoria’, sottolineando come don Bruno ha intuito i tempi nuovi della Chiesa, che invitavano ad immergersi nella cultura del mondo; favorito dal fatto che era docente di filosofia e quindi a contatto col pensiero moderno. Egli ha messo in pratica l’invito ad annunciare il vangelo sui tetti, quale esperto della comunicazione e direttore del Popolo (dal??? al????).
Altro sentimento sottolineato, è stato quello della ‘sapienza e saggezza’, nel guardare lo scorrere delle stagioni, per maturare uno spirito ‘misericordioso’. Ha concluso evocando l’immagine di Maria, che accompagna il cammino delle persone, nell’attraversare il ‘guado’ della vita.
Al termine della messa è intervenuto il Vescovo Giuseppe, per porgere un augurio a quanti festeggiavano il 50° anniversario di ordinazione e ringraziando Carla Panizzi, per la cura dedicata a don Bruno, al quale è stata infine consegnata la ‘Benedizione papale’, con l’augurio che si irradi nella Chiesa la gioia di comunicare e di capire i tempi, con lo spirito di Giovanni il Battista, annunciatore del Cristo.
Leo Collin
Una festa per don Bruno
Fragilità, memoria, sapienza…: sono i tre concetti richiamati da don Natale Padovese durante la Messa per i 50 anni di ordinazione sua e di altri confratelli, in particolare di don Bruno Cescon, che parenti e amici nell’occasione hanno voluto festeggiare.
Una bella festa, quella che si è tenuta dopo la celebrazione nella cappella del Centro Diocesano: gli spazi esterni del Centro hanno ospitato tante persone unite nello stare assieme, ognuna magari con motivazioni diverse, per far sentire a don Bruno la vicinanza, l’amicizia, la solidarietà per le sue difficoltà.
Con la regia di Carla e Gilberto – gli amici che più gli sono vicini e lo sostengono assieme alla fedele Katia – la festa ha visto i presenti fare corona a don Bruno. Il tutto si è svolto in estrema semplicità in una giornata radiosa, che nella sua pienezza è sembrata un regalo per la festa. E da questo stare assieme, in ognuno dei presenti sono sorti pensieri e ricordi legati al proprio rapporto con don Bruno. C’era chi ha relazione di parentela, chi di amicizia, chi di collaborazione e vicinanza nell’insegnamento, nell’attività accademica, in quella sacerdotale, chi – come me e altri – nell’attività giornalistica, specie come direttore de Il Popolo nei lunghi e fruttuosi 20 anni della sua direzione.
A far festa a don Bruno è arrivato anche il Vescovo Giuseppe, che poi si è intrattenuto col festeggiato e gli altri ospiti in un clima sereno, allietato dal felice connubio del verde intenso del prato e della quinta arborea che circonda e delimita il Centro Diocesano con gli edifici che lo compongono, felice opera dell’architetto Barth.
Tornano allora alla mente quei concetti di fragilità, memoria, sapienza, che usciti dalla celebrazione ognuno ha coniugato in un sentire personale: una fragilità fisica che limita, ma non esclude; una memoria sempre viva delle tante cose vissute assieme e per l’altro; la sapienza che dovrebbe aiutare ad affrontare la vita in tutti i suoi momenti e nella sua pienezza.
Come tutte le feste “serie”, anche questa si è conclusa – né avrebbe potuto essere diversamente – con la torta posta davanti a don Bruno: non c’erano candeline da spegnere, ma c’erano i sentimenti di tutti i presenti.
Nico Nanni
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