Jean Paul Habimana a Pordenone conquista i giovani
Lunghi applausi e domande senza fine: l'insegnante e autore ruandese sopravvissuto al genocidio dei Tutsi questa mattina nel Teatro Verdi di Pordenone si è raccontato agli studenti delle scuole medie e superiori. Si replica questa sera alle 20.30 nell'auditorium Vendramini nell'incontro aperto al pubblico, su invito dell'associazione Aladura
Domande senza fine, quelle poste questa mattina dagli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado pordenonesi che hanno assistito all’incontro-testimonianza con Jean Paul Habimana riempiendo platea e gallerie del Teatro Verdi di Pordenone. Ruandese, da oltre dieci anni in Italia, oggi insegnante di Religione a Milano, Habimana è sopravvissuto al genocidio dei Tutsi per mano degli Hutu in Ruanda a metà degli anni Novanta.
Habimana è arrivato a Pordenone per presentare il suo libro Nonostante la paura. Genocidio dei tutsi e riconciliazione in Ruanda (Terre di Mezzo Editore, 2021), su invito dell’associazione Aladura di Pordenone, nell’ambito della quindicesima edizione della rassegna di incontri quest’anno dall’evocativo titolo Nuvole. L’incontro sarà replicato questa sera aperto al pubblico, alle 20.30 all’auditorium Vendramini di Pordenone.
Un appuntamento emozionante, in cui l’autore – intervistato da Stefano Bortolus – dopo aver esordito analizzando le premesse storiche che hanno portato al genocidio, ha parlato della propria esperienza di bambino che a dieci anni è fortunosamente sopravvissuto al massacro, nascosto sotto una pila di persone massacrate, trattenendo movimenti e sospiri, trovando ricovero in una parrocchia e in un convento, prima di essere trasferito in un campo profughi. E ancora, ha raccontato la riconciliazione, quella di sé verso la propria storia ma anche quella del suo popolo – specialmente delle donne, sopravvissute in numero maggiore – con chi continua a convivere pur essendosi macchiati del sangue del genocidio.
Fondamentale la lezione di Habimana per i tanti giovani che hanno continuato a porre domande, interrogandolo anche sul rapporto con la fede e la preghiera, sul ruolo delle donne, sulla capacità di andare oltre, ma anche su come quanto accaduto permetta di leggere altri eventi tragici contemporanei che riguardano i Paesi dell’Africa centrale.
Significativo è stato l’appello finale che Jean Paul Habimana ha rivolto ai ragazzi esortandoli a “leggere il libro della propria vita, ognuno di noi ha una vita che non è scontata”.
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