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Inquisizione e dissenso nel Friuli del primo Cinquecento: presentazione del libro nella Biblioteca del Seminario

Sabato 23 in Biblioteca del Seminario alle 10, presentazione del libro di Andrea Del Col dal titolo "Inquisizione e dissenso nel Friuli del primo Cinquecento" edito da Forum

Inquisizione e dissenso nel Friuli del primo Cinquecento: presentazione del libro nella Biblioteca del Seminario

Sabato 23 novembre alle ore 10 presso la Biblioteca del Seminario di Pordenone, in collaborazione con l’Accademia San Marco, verrà presentato il libro di Andrea Del Col, Inquisizione e dissenso nel Friuli del primo Cinquecento, Udine, Forum, 2024, 372 p. Interverrà Pier Giorgio Sclippa in dialogo con l’autore.

Il libro analizza in modo approfondito la diffusione della Riforma protestante in Friuli nella prima metà del Cinquecento e la conseguente repressione effettuata dai tribunali del Sant’Ufficio sulla base di due archivi dell’Inquisizione, conservati a Udine e a Venezia. Viene inoltre studiata l’azione delle autorità statali che si arrogavano competenze al riguardo, soprattutto il Consiglio di dieci e i suoi tre potenti capi.

Quest’ampia documentazione permette di identificare gli aderenti alla Riforma, che erano sparsi a Udine, Cividale, Gemona e parecchie altre località, ma anche di capire quali idee della Riforma avevano. Erano quelle tipiche che circolavano in Italia, tra cui la giustificazione per sola fede, l’inutilità delle opere umane per la salvezza e forti critiche alle molte pratiche religiose tradizionali, come le indulgenze.
Gli interventi dell’Inquisizione furono attuati, all’inizio in modo blando, dal patriarca di Aquileia, dal vescovo di Concordia e dai loro vicari generali, cui più tardi si aggiunsero gli inquisitori, il primo dei quali fu nominato nel 1556. Diverse volte intervenne l’Inquisizione di Venezia su richiesta statale.

In Friuli però ci sono delle fonti storiche sulla Riforma che non sono chiuse negli archivi, ma sono visibili in due chiese, un dato eccezionale nella storia italiana.
Le portelle dell’organo del duomo di Santa Maria a Spilimbergo furono dipinte dal Pordenone nel 1524 su commissione dei conti. Chiuse, raffigurano l’Assunzione, aperte, la caduta di Simon Mago e la caduta di Saulo. Le due ultime non hanno alcun rapporto con la vita della Madonna, ma questo complesso iconografico anomalo si può invece spiegare efficacemente come una cauta manifestazione della dottrina protestante della salvezza: Dio salva per grazia gratuita chi crede con la sola fede (Maria e Saulo), mentre le opere umane portano alla perdizione (Simon Mago). In seguito diversi conti aderirono esplicitamente alla Riforma.
Le stesse simpatie erano presenti in alcuni conti di Porcia, nel cui contado il curato di Maron di Brugnera pre Lucio Paolo Rosello, giurista famoso e aderente alla Riforma, nel 1538 fece costruire un battistero in pietra chiara, conservato ancora oggi. Esso reca un’iscrizione latina (Mc 16,16), che richiama la fede e il battesimo secondo le idee della Riforma. Rosello convertì poi in questo senso un gruppo di artigiani di Porcia, tra cui il cognato Antonio, un tessitore, che nel processo si sarebbe dimostrato un profondo conoscitore della Bibbia. Infine davanti alla torre dell’orologio si vede tuttora l’insegna di uno di loro, un ricco calzolaio, che credeva nelle nuove dottrine.
Info: Biblioteca Seminario 0434-508655

Fonte: Comunicato stampa
Inquisizione e dissenso nel Friuli del primo Cinquecento: presentazione del libro nella Biblioteca del Seminario
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