10 giugno 1940-10 giugno 2020: anniversario dell'entrata dell'Italia nella 2 guerra mondiale
I successi militari di Hitler e la certezza della sua vittoria hanno convinto Mussolini di potersi sedere, col nostro intervento, al tavolo dei vincitori e procurarsi la sua parte di bottino.
a questione di Danzica, che nel luglio del 1939 dà l’avvio alla seconda guerra mondiale, arriva troppo presto per Mussolini: l’impreparazione militare dell’Italia non gli consente di seguire l’alleato tedesco e quando il primo settembre ha inizio l’attacco alla Polonia, l’Italia dichiara la sua neutralità.
La non belligeranza, cioè il disimpegno dal patto d’acciaio, lascia all’Italia la disponibilità per altre eventuali soluzioni, ma sottrarsi ai doveri dell’alleanza militare è un passo foriero di conseguenze pericolose. Certo, se per Mussolini la carta della neutralità è un’amara necessità, per la maggioranza del Paese è un infinito sollievo. D’altra parte, le alte sfere del regime, guidate da Ciano, ormai convertito alla politica antitedesca, premono per la conservazione della non belligeranza.
Per quanto riguarda la Chiesa, la sua ostilità alla guerra, da sempre palese, si è notevolmente acuita in occasione del patto di non aggressione nazi-sovietico e all’occupazione della Polonia, nazione, per tradizione, cattolicissima.
Il comportamento filotedesco della stampa fascista alimenta l’ondata germanofila, diffusa in molti strati della popolazione e Mussolini, che aveva sempre esaltato lo spirito guerriero, non nasconde la sua repulsione per la neutralità che considera una rinuncia ad una politica di espansione e al ruolo di grande potenza dell’Italia.
Al di là di questo, non c’è che l’intervento in guerra a fianco della Germania, la consapevolezza di questo inevitabile sbocco. Pertanto, le illusioni, nel Paese, di un protrarsi indefinito della neutralità si sono via via assottigliate e, ad eliminare ogni speranza, c’è il discorso di Mussolini al consiglio dei ministri del 25 gennaio 1940, nel quale ribadisce il ruolo di grande potenza dell’Italia e la necessità di intervenire nelle dinamiche politiche europee.
Intanto la neutralità non risparmia all’Italia le prime restrizioni imposte dalla guerra in Europa: il razionamento dei viveri e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari fanno accrescere lo sconforto della gente.
In un incontro al Brennero, il 18 marzo, tra Mussolini, Ciano e Hitler, viene sancita la partecipazione italiana alla guerra tedesca contro la Francia e l’Inghilterra e il 31, Mussolini, in un promemoria segreto, comunica a Vittorio Emanuele III la decisione dell’entrata nel conflitto a fianco dei tedeschi.
I successi militari di Hitler e la certezza della sua vittoria hanno convinto Mussolini di potersi sedere, col nostro intervento, al tavolo dei vincitori e procurarsi la sua parte di bottino.
A questo punto cadono nel vuoto le istanze neutraliste del Paese, gli interventi di Pio XII, i messaggi di Roosevelt, la lettera di Churchill e le avances dei francesi, disposti a trattare, al prezzo del non intervento, il pacchetto delle rivendicazioni italiane nel Mediterraneo.
La stampa riceve l’ordine di preparare il clima morale di adesione alla guerra.
Le aggressioni, in maggio, del Belgio, dell’Olanda e del Lussemburgo sono considerate, dall’opinione pubblica, operazioni necessarie, mentre i gruppi di interventisti e le manifestazioni studentesche inneggiano alla guerra. Tuttavia, la speranza che l’Italia rimanga fuori dal conflitto è dura a morire. In breve mutano gli atteggiamenti popolari: sembra che la tesi dell’intervento abbia conquistato il Paese, le vittorie tedesche fanno vibrare di entusiasmo, ma, in realtà, in attesa degli eventi, prevale una rassegnazione relativamente fiduciosa.
Il 10 giugno, Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, annuncia, davanti ad una folla plaudente, l’intervento italiano: "La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Inghilterra".
Angelo Luminoso
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento