Lunedì 5 febbraio: Giornata contro lo spreco alimentare
Nonostante crisi e aumento prezzi l’aumento dello spreco alimentare sorprende registrando un +8% rispetto al 2023. Sprechiamo pro capite 30 kg di cibo all’anno (per l’esattezza 29, ) e 2,447 kg ogni mese. Una voragine che costa 290 € annui a famiglia, e ‘vale’ oltre 7 miliardi e mezzo solo per il cibo gettato nelle case (1 punto PIL) e 13,5 miliardi per l’intera filiera agroalimentare italiana.
A 10 anni dalla prima edizione degli Stati Generali contro lo spreco alimentare, che il 5 febbraio 2014 segnavano la nascita della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, la seconda edizione degli Stati Generali, che si è svolta oggi 5 febbraio a Roma nello Spazio Europa con la partecipazione dei vertici della filiera agroalimentare italiana, lancia “Italy 4 Pledge”, ovvero la sottoscrizione diffusa della “123 Pledge“ delle Nazioni Unite/FAO, rappresentata in Italia dalla Campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero. 123 Pldege, iniziativa centrale del think tank “Champions 12.3 -Campioni dell’Obiettivo di Sostenibilità 12.3”, vuole agire ad ogni livello della filiera, stimolando l'azione di prevenzione e riduzione dello spreco del cibo da parte dei consumatori ma anche delle perdite a livello di produzione, distribuzione e commercio. Spiega il fondatore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare Andrea Segrè: «da oggi, attraverso la Campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero, prenderemo contatto con le istituzioni nazionali e con tutti gli attori della filiera agroalimentare, chiedendo la sottoscrizione della 123 Pledge e la dichiarazione dei propri impegni e iniziative in direzione del 2030. Le sottoscrizioni raggiunte, insieme all’elenco delle iniziative di ogni firmatario, saranno inviate alla FAO-ONU in occasione della Giornata mondiale della Terra, il 22 aprile 2024». I progressi saranno concretamente misurati e verificati attraverso le indagini dell'Osservatorio Waste Watcher International e l’utilizzo della l'app Sprecometro, sulla base dell’Obiettivo di Sostenibilità 12.3 che prevede di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030.
Nella mattinata di oggi, 5 febbraio, l’evento ufficiale dell’11^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare: i lavori, nello Spazio Europa a Roma, sono stati introdotti dal saluto di Antonio Parenti, Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, sono intervenuti Fabrizio Spada, Responsabile relazioni istituzionali del Parlamento europeo in Italia, di Roberto Natale, Direttore Rai Per la Sostenibilità – ESG oltre a Lino Stoppani, vicepresidente vicario Confcommercio; Paolo Mascarino, Presidente Federalimentare; Mauro Lusetti, Presidente Conad Consorzio Nazionale; Cristiano Fini, Agrinsieme e Presidente Nazionale CIA Agricoltori Italiani. E nelle ore in cui la protesta dei produttori agricoli e dei “trattori” si appresta a raggiungere la capitale, una dichiarazione che raccorda la questione al tema dello spreco alimentare è arrivata sempre da Andrea Segrè, fondatore della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco di cibo: «l’impoverimento lega produttori agricoli e consumatori in questo 2024 di crisi globale. Servono per questo provvedimenti politici che restituiscano concretamente valore al cibo, sostenendo gli agricoltori che lo producono e i consumatori che hanno diritto ad accedere a cibo sano e salutare».
SPRECO ALIMENTARE, NASCE L’OSSERVATORIO SPRECOMETRO #RISTOMENSA
Nei pubblici esercizi e nella ristorazione il monitoraggio del cibo sprecato è molto più difficile: per questo arriva nel 2024 il nuovo Osservatorio Sprecometro #RistoMensa per la ristorazione e il consumo di cibo nelle mense aziendali e scolastiche. Si tratta di una innovativa funzione della app Sprecometro dell’Università di Bologna (per IOS e android, liberamente scaricabile e gratuita), che permette di misurare quanto cibo sprechiamo ogni volta che non mangiamo a casa, e anche l’impatto di questo spreco sull’ambiente. Uno strumento rilevatore di sprechi per tutti i pubblici esercizi: bar, pizzerie, ristoranti, e anche per le mense scolastiche ed aziendali. Basterà, nella fase di inserimento di un alimento sprecato, selezionare l'opzione "fuori casa" oppure "in mensa". Spiega il Vice Presidente Vicario di Confcommercio Lino Enrico Stoppani: «Abbiamo confermato il nostro supporto all’Osservatorio Waste Watcher International su cibo e sostenibilità non solo con l’intento di favorire l’attività di conoscenza e analisi svolta, ma anche per approfondire il fenomeno dello spreco alimentare nei settori economici che Confcommercio rappresenta. Per questo abbiamo voluto che il progetto dell’Osservatorio comprendesse una sezione riservata al fenomeno dello spreco alimentare nel commercio e nella ristorazione per rilevare non solo la percezione e i suggerimenti dei consumatori, ma anche la sensibilità e l’attenzione da parte degli imprenditori. Quello che serve è una forte azione di sensibilizzazione e informazione che metta al centro il valore del cibo. E in questo ambito le imprese della distribuzione e della ristorazione possono svolgere un ruolo importante, grazie alla prossimità che caratterizza il rapporto con i consumatori, favorendo il dialogo non solo sul piano commerciale ma anche su quello dell’etica».
Aspetto particolarmente importante è la sensibilizzazione che dal 2024 verrà avviato nelle scuole italiane: dal prossimo anno scolastico 2024/2025, infatti, Sprecometro sarà al centro del progetto educativo promosso e organizzato da Camst group e curato dal team di progettazione di Sprecometro. Agli istituti scolastici verrà fornita l’app con una sezione a loro dedicata, nella quale gli insegnanti potranno iscrivere le proprie classi e iniziare così il monitoraggio alimentare. Saranno misurati automaticamente, in grammi, gli sprechi attuati dalle singole classi, e ne verrà valutato l’impatto, in termini di impronta idrica e carbonica, sull’ambiente. In base ai risultati. «Da sempre la nostra azienda è impegnata in concrete attività di educazione alimentare all’interno scuole – sottolinea Mattia Grillini, responsabile responsabile marketing e comunicazione Camst group – Siamo convinti che, attraverso lo sviluppo di una maggiore consapevolezza sul valore del cibo e sugli effetti negativi che il suo spreco può avere per l’ambiente e per noi stessi, si possano raggiungere obiettivi importanti quali quello dello spreco zero. L’importanza di agire sulle nuove generazioni ci spinge quindi a mettere in campo quante più azioni educative possibili che vadano in questa direzione».
SPRECO ALIMENTARE, IL CASO ITALIA 2024; I DATI WASTE WATCHER
“Make the difference” era il tema dell’11^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, proprio questa mattina è stato ilustrato il Rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International di Last Minute Market/Spreco Zero, realizzato su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna. L’aumento è dell’8% rispetto al 2023, sprechiamo pro capite 30 kg di cibo all’anno (per l’esattezza 29, ) e 2,447 kg ogni mese. Una voragine che costa 290 € annui a famiglia, e ‘vale’ oltre 7 miliardi e mezzo solo per il cibo gettato nelle case (1 punto PIL) e 13,5 miliardi per l’intera filiera agroalimentare italiana. Si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%), si spreca di più a sud (+ 4% rispetto alla media nazionale) e sprecano di più le famiglie senza figli (+ 3%) e soprattutto i consumatori a basso potere d’acquisto (+ 17%). Nel 2024 è forte l’allarme legato all’indice di insicurezza sociale: per il primo anno Waste Watcher International, usando l’indice FIES (Food Insecurity Experience Scale), ha misurato il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente. Dal punto di vista socioeconomico, il ceto che si autodefinisce “popolare” (“mi sento povero e fatico ad arrivare alla fine del mese”) e che in Italia conta oltre 5,7 milioni di persone (oltre il 10% della popolazione!, dati Istat) presenta un allarmante aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana. Le disparità geografiche sono evidenti, con il sud che registra un aumento del 26% di insicurezza alimentare rispetto alla media nazionale. C’è quindi una stretta connessione fra inflazione e insicurezza globale da un lato e ricaduta sociale dall’altro, fra potere d’acquisto in calo costante e scelte dei consumatori che optano per cibo più facile a deteriorarsi e ad essere sprecato, e non vanno quindi in direzione della salute dell’ambiente, ma nemmeno di quella personale.
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