Il virus allarga le maglie della povertà
Il Governo affida ai Comuni il ruolo di sentinelle. Vinca il "modello Friuli"
Pochi, maledetti e subito. Servono soldi per acquistare beni di prima necessità. Le povertà si estendono rapidamente, perché alle disuguaglianze incancrenite nel tempo si aggiungono quelle provocate dal coronavirus. Anche le persone prive delle garanzie degli ammortizzatori sociali hanno bisogno di fare la spesa: sono vite tremendamente fragili, invisibili alla società del benessere, private della dignità umana. Purtroppo, il numero di coloro che sono in difficoltà aumenterà nel tempo. Come intervenire? L’ultimo decreto del presidente Conte punta sugli aiuti immediati e indica nei Comuni le "prime linee" di intervento, perché conoscono bene il territorio. È buon senso. Tra l’altro, pescando dalla nostra storia, proprio il Friuli può confermare la validità di questa via per uscire dall’emergenza e poi ricostruire. Ricordiamolo. Dopo il terremoto del 1976, si alzò autorevole la voce cavernosa di padre Turoldo: "Il Governo stabilisca quello che deve dare e poi ci penseremo tutti noi, gente del posto". Fu l’appello vincente al decentramento e alla responsabilizzazione delle autonomie locali. È dal "basso" che si cominciano a mettere i primi mattoni.
Ormai non c’è più tempo da perdere per evitare gravi tensioni che rischierebbero di lacerare il tessuto sociale. Nelle aree più fragili del nostro Paese già si manifestano i primi episodi di crisi "da fame", in parte istigati dalle organizzazioni malavitose pronte a cercare rivincite. I Comuni sono quindi le "sentinelle" dei territori, non soltanto come istituzioni pubbliche, ma anche come sistemi integrati di associazioni, cooperative sociali, volontariato. Dialogo, confronto e azione. I sindaci tengano la regia delle operazioni, magari attraverso il Servizi sociali, ma favoriscano l’inclusione di altre risorse umane. Soltanto insieme si potranno allargare le reti della solidarietà, come le tele di un paracadute: oggi nell’emergenza e domani nella ricostruzione. L’obiettivo è di riconoscere a tutti una dignità di vita.
I soldi messi dal Governo sono pochi, briciole di fronte alle necessità alimentate da un’emergenza enorme. Ma le risorse sono quelle trovate raschiando il fondo del barile. Ovviamente dovranno servire alle povertà e non a una distribuzione indiscriminata di aiuti a pioggia. Man mano ne arriveranno altre, magari da un’Europa rinsavita. Intanto, è stato avviato un meccanismo di pronto intervento. Però, anche le Regioni e i Comuni dovranno rivedere le proprie strategie, perché è cambiato il mondo e quindi anche le priorità delle amministrazioni. Si dovranno rivedere radicalmente le impostazioni dei bilanci pubblici. A tutto questo si aggiunge il valore della solidarietà diffusa nella società. Il decreto Conte sollecita infatti le donazioni, alle quali saranno riconosciuti benefici fiscali. Tutto serve, anche il piccolo aiuto e la borsa alimentare recapitata silenziosamente al vicino di casa o alle associazioni di volontariato. Si dovrebbero evitare invece promesse e false illusioni, quelle create continuamente ad arte a scopo propagandistico.
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