Il lavoro che cambia, è in atto “una rivoluzione silenziosa”
Picco nelle dimissioni dal proprio lavoro, mancato adeguamento salariale, necessità di promuovere la formazione, assunzioni difficili. Sono gli indicatori di un mondo del lavoro alle prese col cambiamento. Alla vigilia del 1° maggio, fa il punto Denis Dalla Libera segretario provinciale Cisl
Una "rivoluzione silenziosa ed epocale" così Denis Dalla Libera, segretario provinciale del sindacato Cisl, guarda alla profonda trasformazione che sta investendo non solo il mondo del lavoro ma l’intera società. Gli abbiamo chiesto una riflessione.
Cosa intende per rivoluzione silenziosa ed epocale?
La mia generazione arriva da un’epoca in cui il mondo era ’pre-costituito’: si andava a scuola, alcuni andavano all’università, dopo di ché si trovava un lavoro, solo allora ci si sposava e poi si mettevano al mondo i figli. Era una sorta di modello. Oggi i giovani non vogliono più quel modello. Hanno altri obiettivi. Se a questo si aggiunge il fatto che un laureato al primo impiego trova tirocini da 600-700 euro, mentre all’estero per lo stesso lavoro riceve almeno il triplo, è chiaro che non solo se ne va all’estero ma anche ha obiettivi e tappe completamente diverse. Anche per questo il mondo del lavoro sta radicalmente cambiando, molti giovani scelgono di dimettersi, le aziende faticano a trovare lavoratori.
Cosa impone questo cambiamento?
Sicuramente che il tema venga affrontato. Purtroppo però non tutti sono pronti. Detto questo, sono convinto che limitarsi a diminuire i contributi a suo carico per ciascun lavoratore, non sia la scelta utile. È al lavoratore che devo dare di più, la semplice decontribuzione all’azienda non dà beneficio diretto al lavoratore. Negli anni Ottanta le aziende si ’rubavano’ l’un l’altra i lavoratori. Oggi è necessario far crescere il lavoratore e questo lo si fa investendo su di lui, con una retribuzione che sia veramente equa.
Come si affronta la crescente difficoltà a trovare lavoratori?
Con la formazione. Prima dell’assunzione e durante. Pensi agli stranieri, che potrebbero essere formati e inseriti attraverso percorsi di integrazione. Esistono e sono già attuati anche sul nostro territorio, dei percorsi di formazione dei futuri lavoratori nei paesi stranieri di origine, vengono formati in loco e poi portati qui. È importante che le aziende si attrezzino a formare il personale, esistono miriadi di forme di finanziamento. Ma c’è purtroppo un vuoto culturale. Abbiamo visto che le aziende di grandi dimensioni si stanno accorgendo di questa carenza, sono più disponibili a offrire contratti a tempo indeterminato e a occuparsi della formazione. Lo stiamo vedendo anche per tutta la partita degli stagionali, che finalmente vengono assunti temporaneamente per la stagione e non solo a chiamata. Se si cerca personale già pronto, non lo si trova.
Oltre alla formazione, qual è il tema più critico?
Il mancato adeguamento salariale che manca da anni e sta andando molto a rilento, nonostante l’inflazione sia al 10% e gli aumenti in bolletta.
C’è poi l’occupazione femminile…
Facciamo sempre tanti bei discorsi e leggi. Poi la realtà è che le donne vanno incontro a difficoltà nella crescita professionale. Avere un figlio, ancora oggi significa un ridimensionamento. Quanto poi al nostro territorio specificatamente, credo sia necessario sollevare un altro enorme problema che è quello della sanità. La situazione è molto particolare, con tempi di visite ed esami molto dilatati, le condizioni generali di medici e operatori sono sempre più insostenibili. Oltre ai pensionamenti, ci sono sempre più lavoratori della sanità che passano la privato perché hanno condizioni più adeguate e guadagnano di più. D’altro canto gli utenti migrano sempre più verso la sanità privata, che tuttavia rimane non per tutti.
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