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Conte non illude il Paese: "Non ripetere gli errori estivi"

Quattromila morti a settimana ma c’è chi pensa a salvare il cenone di Natale

Conte non illude il Paese: "Non ripetere gli errori estivi"

I numeri relativi alla Pandemia, in Italia e nel mondo, continuano a preoccupare.
Ad impressionare sono soprattutto quelli relativi ai decessi, tornati ai livelli dell’aprile scorso: anche 4000 a settimana.
Sono oltre 50mila, nel nostro Paese, le persone morte a causa del coronavirus. Per farci un’idea: è come se l’intera città di Pordenone fosse stata cancellata nel giro di nove mesi.
Dall’inizio della Pandemia gli italiani che sicuramente hanno contratto il coronavirus sono stati quasi un milione e mezzo. Gli attualmente positivi sono (dato aggiornato a lunedì 23 novembre) poco meno di 800 mila.
I dati sono quelli ufficiali, ma sappiamo che non fotografano la situazione nella sua completezza. Il Sistema sanitario fatica infatti a conteggiare i casi positivi accertati nei laboratori privati, ad esempio. E soprattutto restano fuori dai dati molti degli asintomatici, che però rischiano di essere vettori del virus.
Alto Adige Uno sforzo significativo per bloccare la diffusione stanando gli asintomatici è stato compiuto nella Provincia Autonoma di Bolzano, dove è stato eseguito un screening di massa sottoponendo a tampone rapido un’ampia fetta della popolazione: circa 350.000 persone. Dai dati emersi, sarebbero stati individuati oltre 3mila positivi asintomatici.
Segnali di miglioramento Le restrizioni stabilite nelle settimane scorse, con la classificazione dei diversi livelli di rischio assegnati ad ogni regione, starebbero però dando i primi risultati. Nelle cosiddette zone rosse, Lombardia e Piemonte in modo particolare, alcuni parametri avrebbero fatto registrare un sensibile miglioramento, tanto da non del tutto escludere un passaggio migliorativo delle due regioni da rosso ad arancione nei prossimi giorni.
In Veneto è stata anche registrata un’inversione di tendenza per quanto riguarda l’ospedalizzazione, con più dimessi che ricoverati. Un bel segnale, sperando che venga confermato anche nei giorni a venire.
Natale Ma proprio perchè si gioisce al minimo segnale di miglioramento, appare piuttosto surreale la disputa "cenone di Natale sì, cenone di Natale no".
Il 3 dicembre scade il Dpcm attualmente in vigore. Ne uscirà un altro, ma il Premier Conte ha già fatto sapere che non ci si dovrà attendere particolarmenti allentamenti delle misure. Si continuerà ad applicare il sistema scientifico che individua i diversi livelli di rischio sulla base dei 21 parametri registrati. E ad ogni livello di rischio continueranno ad applicarsi le limitazioni previste.
"Non rifaremo a Natale l’errore fatto a Ferragosto", ha spiegato Conte. Nessun liberi tutti e poche chanches per avere deroghe per bar e ristoranti, a meno che la situazione non migliori per davvero. E a dircelo saranno i famosi 21 parametri.
Impianti sciistici Anche gli impianti sciistici dovrebbero restare chiusi. Usiamo il condizionale perchè già si sono levate le richieste di un ripensamento. La cosa non è banale. Non si può certo risolvere il tutto con un approssimativo accosamento per cui l’apertura degli impianti varrebbe come quella fatta in estate con le discoteche. Con le stazione sciistiche chiuse rischia di saltare completamente un settore che, in poche settimane, è solito determinare un punto del Pil del nostro Paese, oltre a reggere intere comunità nelle regioni dell’arco alpino.
Contemperare la tutela della salute pubblica con le giuste necessità dell’economia (e quindi delle persone) non sarà cosa semplice. E difficilmente potranno bastare nuovi "ristori" a compensazione.
Possibile terza ondata Nel Governo, ad ora, sembra prevalere la linea della prudenza, anche perchè se la seconda ondata non si è probabilmente ancora conclusa, già si parla del possibile arrivo di una terza a gennaio. Uno scenario che si vuole assolutamente evitare proprio pensando alla capacità del nostro sistema sanitario e alle possibilità di quello economico.
Vaccino Ancora una volta la speranza per una via d’uscita è riposta nel vaccino. Qui i dati sembrano incoraggianti tanto che già si parla delle prime somministrazioni, anche in Italia, a partire dalla fine di gennaio.

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