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Sei nuovi ordianti: "Entrai in Seminario con e per mio cugino"

Testimonianza di Emannuele Fiocchi, 45 anni di Praturlone

Sei nuovi ordianti: "Entrai in Seminario con e per mio cugino"

La mia vocazione inizia presto e cammina lentamente. A 12 anni odiavo i collegi, ma avevo un cugino che entrò in Seminario. Per amicizia lo feci anch’io. Credo che Dio ci ami, ci parli e ci aspetti sempre attraverso qualcuno. Nella mia storia, quei qualcuno sono diventati tanti nomi e tanti volti, piccole fotografie di un’amicizia che disegna un Volto più grande. Non posso dire di esser mai stato solo perché l’amore di Dio abbraccia stretto.
Quando entrai in Seminario avevo 250 fratelli, una decina di padri e 6 mamme che cucinavano. Per 7 anni ho studiato e mi sono divertito in quella abbondanza che il Signore donava. Poi, alla maturità andai in confusione. Non persi la vocazione, piuttosto divenne difficile accettarla.
Andai fuori a cercar qualcosa. Non la trovai. Non c’era. Iniziai a lavorare per sistemare i miei bisogni quotidiani, finché un giorno, per un’incredibile serie di eventi contrari, tutto crollò. "Senza di me, non potete fare nulla" (Gv 15,5) e io stavo costruendo sulla sabbia.
Riparai in un vecchio mulino abbandonato a fare il custode di un santuario. Laggiù, ho conosciuto un amore nuovo, di quelli che ti fanno piangere solo a pensarli. L’amore di Maria Rosa Mistica. Mi consacrai a Lei, deciso a dare il resto della mia vita all’accoglienza dei pellegrini che venivano a farLe visita. Invece, era solo l’ora di ripartire. Stavo dimenticando la mia vera vocazione tra rancori e paure.
Così ricominciai tutto, di nuovo. Volevo andare in America, mi ritrovai a Pordenone, a ripartire dall’affetto di mio papà e dall’accoglienza di un sacerdote.
Mancano pochi giorni dall’ordinazione sacerdotale, so che non è un traguardo. Quello è diventare santi e andare in Paradiso. Ma so anche che a 45 anni non sono in ritardo, semplicemente è giunta l’ora. Se è vero, come m’ha detto un cresimando domenica scorsa, che "la fede è quella cosa che ti fa stare bene", allora io sono al mio posto, ora sto bene. Tutto, improvvisamente, coincide con quello che sono e con quello che devo fare.
Quanta pazienza ha il Signore. Aspetta come un Padre i suoi figli impauriti e confusi.
Ogni giorno incontro persone che faticano a dire sì e a farsi tutte di Dio. Cercherò di far loro coraggio. L’anno scorso un’amica è entrata in clausura, perché nei nostri paesi ci sono madri, padri, ragazze e ragazzi che sono autentici capolavori con i quali possiamo sperare in una umanità nuova. Adesso, voglio solo camminare con loro e sostenerli quando sono stanchi. Parlar loro di Maria e parlar di loro a Maria. Ricordargli che non c’è differenza tra una rosa e loro. Entrambi sono bellissimi. Ma loro hanno bisogno di qualcuno che glielo dica.

Fonte: Redazione Online
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