Papa Francesco all'assemblea della Cei: trasparenza nella Chiesa
Il Papa ha aperto l'assemblea della Cei facendo presente le tre questioni che più gli stanno a cuore per la Chiesa: le vocazioni, la trasparenza nella Chiesa e il ridisegno delle Diocesi.
Crisi delle vocazioni, da superare con un “sistema italiano” di “fidei donum”; povertà evangelica e trasparenza; riduzione delle diocesi, tema “datato e attuale ma trascinato per troppo tempo”. Sono i tre compiti, sotto forma di “preoccupazioni”, affidati da Papa Francesco ai vescovi italiani, nel discorso di apertura della 71ª Assemblea generale della Cei, in corso in Vaticano dal 21 al 24 maggio sul tema: “Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo?”. Nell’Aula del Sinodo, il Papa ha parlato a braccio per un quarto d’ora, poi l’incontro è proseguito “a porte chiuse” per un dialogo e un confronto libero tra il Santo Padre e i presuli.
IL SALUTO DEL CARDINALE BASSETTI. “Lei stasera è a casa sua, perché la sentiamo come padre, come fratello, come amico”, il saluto del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, che ha ringraziato Francesco anche per i tre cardinali italiani che nel Concistoro del 29 giugno riceveranno la “berretta”: Angelo De Donatis, Giuseppe Petrocchi, Angelo Becciu.
MARIA MADRE DELLA CHIESA. “Grazie tante per la vostra presenza, per cominciare questa giornata di Maria Madre della Chiesa”, ha detto Francesco riferendosi alla prima memoria liturgica da lui istituita della festa che porta questo nome.
Poi Francesco ha illustrato le sue tre preoccupazioni.
PRIMA: LE VOCAZIONI. “La prima cosa che mi preoccupa è la crisi delle vocazioni”, ha rivelato Francesco: “È la nostra paternità che è in gioco”, ha commentato, ricordando questa “emorragia di vocazioni” come “il frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro”: tutti fattori che allontanano i giovani dalla vita consacrata, come dalla vita (vedi il calo delle nascite), dalla retta via (vedi gli scandali) e dalla fede ardente (vedi la testimonianza tiepida). “È triste vedere questa terra, che è stata per lunghi secoli fertile e generosa nel donare missionari, suore, sacerdoti pieni di zelo apostolico, entrare in una sterilità vocazionale senza cercare rimedi efficaci”.
“Una più concreta e generosa condivisione ‘fidei donum’ tra le diocesi italiane, che arricchirebbe le diocesi che donano e le diocesi che ricevono, rafforzando il ‘sensus ecclesiae’ e il ‘sensus fidei’”, la proposta alla Cei, per contrastare l’aridità con la sovrabbondanza e dare corpo ad un sistema “fidei donum” dentro l’Italia.
SECONDA: POVERTA’ E TRASPARENZA. È la seconda indicazione affidata ai vescovi italiani dal Papa. “La povertà è madre e muro della vita apostolica”, ha spiegato Francesco citando la lezione appresa da gesuita: “Madre perché la fa nascere, e muro perché la protegge”. “Senza povertà non c’è zelo apostolico, non c’è vita di servizio agli altri”, ha ammonito.
“Chi crede non può parlare di povertà e vivere come un faraone”, ha ribadito: “È una contro-testimonianza parlare di povertà e vivere una vita di lusso. È scandaloso trattare il denaro senza trasparenza o gestire i beni della Chiesa come beni personali. Abbiamo il dovere di gestire con esemplarità, attraverso regole chiare e comuni, ciò per cui daremo conto al Padrone della vigna”.
TERZA: RIDURRE IL NUMERO DELLE DIOCESI. È il terzo compito assegnato ai vescovi. “Non è facile”, ha ammesso Francesco, “ma credo che ci sono delle diocesi che si possono accorpare”. Un’esigenza pastorale studiata ed esaminata più volte fin da Paolo VI. “Anche la Congregazione dei vescovi, nel 2016 – ma io nel 2013 – ha chiesto alle Conferenze episcopali regionali di inviare un parere sul progetto di riordino delle diocesi alla Segreteria generale della Cei”, ha fatto notare ancora il Papa, definendo la questione: "un argomento datato e attuale, trascinato per troppo tempo. “Credo sia giunta l’ora di concluderlo".
Michela Nicolais
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