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Una Chiesa che coincide con il mondo

"I cattolici sono una piccola minoranza e hanno il complesso della maggioranza". Così scrive il sociologo Franco Garelli.

"I cattolici sono una piccola minoranza e hanno il complesso della maggioranza". Così scrive il sociologo Franco Garelli.
E’ un’affermazione impegnativa perché il cattolicesimo, proprio per la sua centralità romana e per i viaggi del sommo Pontefice, tende a porsi al centro del mondo religioso.
Papa Francesco ha cercato e sta cercando dall’inizio del suo pontificato non solo un dialogo continuo, ma anche un atteggiamento sempre rispettoso con le altre religioni del mondo.
In maniera evidente lo si è visto in Africa in questi giorni, nel Mozambico e negli altri paesi africani visitati.
Il Papa, poi, entra in tutte le istituzioni civili e ha un rapporto diplomatico con la maggioranza degli Stati.
E’ anche il più ascoltato e il più trasversale delle diverse religioni del mondo, forse l’unico.
Un confronto numerico tra il cristianesimo e l’induismo, ad esempio, mostra la differenza tra il laicismo nostro occidentale e lo spiritualismo diffuso di molte altre religioni, in particolare quelle orientali.
I viaggi del Papa, normalmente molto seguiti, sono un segno che si vuole allargare questa minoranza cristiana, in altre parole si vuole fare del cristianesimo un’autentica realtà universale.
L’universalizzazione del messaggio cristiano è diventata un impegno evidente del suo ministero oltre le mura di Roma, ben al di là del colonnato del Bernini.
Dal punto di vista dell’universalità, il cristianesimo e il papato tendono a mostrare una possibile unità del mondo.
La fede, che viene dal Vangelo, allora, porta e chiede ai credenti cattolici cristiani nei vari territori della terra l’idea della pace, della concordia, della riconciliazione.
Dunque, centro del suo ministero è un messaggio che, pur essendo parte di una minoranza di uomini, diviene davvero universale.
I viaggi papali, insomma, hanno un significato sia religioso che etico morale.
In molti Paesi, anche non cristiani, la sua parola di pace, di amore, di superamento delle povertà, diventa penetrante.
Si potrebbe dire anche che il Papa va oltre l’ecumenismo, tenta un’unificazione umana della terra e delle istituzioni mondiali, come ad esempio l’ONU.
In altre parole, trasforma in azione politica/umana la visita e il collegamento con le diverse istituzioni e i popoli del mondo.
Non tutto è facile in queste uscite del Santo Padre, ma ciò che conta è la direzione del suo apostolato mondiale.
Tutto questo mostra che i cristiani, pur nella loro minoranza, possono parlare al mondo intero.
Vi è poi un’altra ragione: Papa Francesco conosce bene il laicismo dell’occidente, ma sa come questo laicismo non è presente nelle altre religioni, che sono religioni di stato.
I temi allora più cari al Pontefice sono quelli riguardanti la pace, la sconfitta della povertà, l’unione dei popoli perché sappiano superare le divisioni etniche e anche religiose.
Il Papa, evidentemente, teme la possibilità di nuove guerre, e queste guerre sarebbero davvero catastrofiche perché davvero mondiali.
Pertanto l’uso dei mass media, della televisione e di internet, sono diventati degli strumenti pastorali; anche questo si nota in tutti i viaggi del Pontefice.
Da ultimo, per concludere, la minoranza cattolica, servendosi di questi strumenti, ha un’influenza in molti Paesi, fino al punto di mediare tra popoli in guerra tra loro, come è successo per Cuba e per altri scontri interni e internazionali.
In questo modo, la minoranza cristiana può dirsi davvero protagonista, nonostante la sua piccolezza numerica, nel grande teatro del mondo.

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