Florian: la vecchia Pordenone in mostra al Ricchieri
Si inaugura la mostra dedicata a Giorgio Florian, l'attività incisoria dagli anni ’50 agli anni ’80, ospitata al Civico Museo d’Arte di Palazzo Ricchieri fino al 17 febbraio. Visitarla equivale a fare una passeggiata tra gli scorci della vecchia Pordenone
E 'come fare una passeggiata in una Pordenone (ma non solo) che troppo spesso non c’è più la mostra Giorgio Florian. L’attività incisoria dagli anni ’50 agli anni ’80 allestita nel Civico Museo d’Arte di Palazzo Ricchieri fino al 17 febbraio prossimo. Una mostra fortemente voluta dalla figlia dell’artista, Sara, attraverso l’associazione "GrabGroup" da lei presieduta, in collaborazione con il Comune di Pordenone.
"Per ricordare mio padre a cinque anni dalla scomparsa - dice Sara Florian - ma soprattutto per rivedere alcune delle sue incisioni (circa 50) secondo un criterio cronologico che dimostri l’evoluzione del disegno da forme più semplici a più complesse e della stessa tecnica grafica utilizzata (puntasecca, acquaforte, acquatinta) a seconda degli effetti che egli voleva ottenere".
Dagli anni Cinquanta - folgorato da una mostra di incisioni vista a Venezia - inizia l’attività incisoria di Giorgio Florian (1923-2013), alla quale deve la notorietà: la sua partecipazione alle grandi esposizioni o ai concorsi nazionali avveniva su invito e le sue opere venivano giudicate da commissioni composte da artisti come Carlo Carrà, Renato Guttuso, Mino Maccari, Aldo Carpi, Ardengo Soffici, Pietro Annigoni, Luigi Servolini. Nell’arco di pochi anni è stato nominato membro di varie Accademie (Paestum, Tiburtina) e socio all’IDIT Associazione Incisori d’Italia.
"Ma oggi - continua Sara - egli è conosciuto e ricordato come pittore, specie acquarellista, mentre è proprio nell’incisione che egli ha dato il meglio di sé".
Dicevamo che questa mostra è come fare una passeggiata per la città: c’è il corso Vittorio Emanuele coi suoi palazzi, le chiese - da San Marco al Cristo, dalla Santissima alle Grazie -, il Noncello ovviamente, dal quale Florian sa vedere una Pordenone diversa e circondata dagli alberi; ci sono paesaggi, c’è il mercato con la gente che lo affolla; ci sono i clown amatissimi (il padre di Giorgio era un clown che aveva lavorato in grandi circhi e trasmesso al figlio l’estro artistico); ci sono i notturni sempre rischiarati dalla luna; c’è un magnifico "Novembre" con una donna dolente che cammina portando un mazzo di fiori. Ma ci sono anche altre realtà: da Spilimbergo a Sesto, da Varmo a Vacile, delle quali Florian ha saputo sempre cogliere gli aspetti più intimi e veri.
Una mostra, questa di Florian, che nasce da un atto d’amore filiale, ma che ha il rigore necessario per poter apprezzare compiutamente l’artista che è stato definito il "cantore di Pordenone". (Nella foto: 1962, acquatinta acquaforte).
Nico Nanni
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